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Resoconto Stenografico

XIX LEGISLATURA
Resoconto Sommario dell'Assemblea
Seduta n.316 di martedì 2 luglio 2024
INDICE
(nominativi degli intervenuti in ordine alfabetico)

  • Missioni.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

  • Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1133 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione (Approvato dal Senato) (A.C. 1933).
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1933: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione.

    Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

    (Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1933)

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

    Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.

    NAIKE GRUPPIONI

    NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Presidente, colleghi, signor rappresentante del Governo, il provvedimento su cui ci apprestiamo a votare l'ennesima questione di fiducia si presenta come un insieme disomogeneo e disarticolato di norme che spaziano senza una logica su molteplici settori di intervento, senza neanche il fil rouge dei finanziamenti, visto che, oltre ai fondi di coesione, si toccano quelli del PNRR, spesso sconfinando in disposizioni microsettoriali, frammentarie e di dubbia efficacia. Se da un lato, con i primi articoli del provvedimento, si intravede l'intenzione di riformare il processo di investimento dei fondi europei e la configurazione della cabina di regia per l'attuazione delle politiche di coesione, dall'altro si cerca, non senza fatica, di ridefinire una gamma di interventi prioritari, negli articoli successivi, affrontando il tema della ZES unica del Mezzogiorno, già oggetto dell'intervento normativo contenuto nel decreto-legge n. 124 del 2023, per poi passare agli impianti 5G e ad una serie di assunzioni, tanto a livello centrale, che nelle amministrazioni periferiche.

    Questo Governo, poi, non pago di un provvedimento ondivago e approssimativo, affronta il tema dei segretari comunali, del dissesto idrogeologico, ma solo in Calabria, e il tema annoso e mai risolto della perequazione infrastrutturale nelle regioni del Sud Italia e dello sviluppo delle aree interne.
    Credo che tutti sappiamo quanto il gruppo di Italia Viva sia sensibile al tema del dissesto idrogeologico, ma si tratta di un tema nazionale, che va affrontato nel suo complesso e per il quale - al di là dell'azione di primo intervento di emergenza, che avviene quando ci sono i disastri - è necessario dotarsi di una struttura che abbia una capacità sistematica di investimento per quanto riguarda il tema di risoluzione del problema e, soprattutto, della prevenzione del problema. Ciò significa fare infrastrutture, scolmatori e argini, realizzare briglie ed essere capaci di mettere in campo un piano rivoluzionario per questo Paese, che non potrà essere realizzato subito, e questo lo sappiamo bene, ma che, nel contempo, potrà determinare la possibilità di avere maggiore sicurezza. Invece, si continua con interventi spot, emergenziali e inefficaci, oltre ad essere insufficienti nel lungo periodo. Insomma, un provvedimento che, dietro il titolo, che presupporrebbe una risistemazione delle politiche di coesione e un indirizzo di spesa per i fondi europei 2024-2029, nasconde, in realtà, una serie di disposizioni e micro-norme che vanno a toccare, solo a titolo di esempio, la bonifica dei siti di Bagnoli e di Taranto, ma anche la gestione dei rifiuti in Sicilia e il sostegno ai comuni marginali, oltre agli acquedotti e agli aeroporti calabresi, inspiegabilmente oggetto del medesimo comma dell'articolo 15. Così, passando dalla transizione 5.0, al Fondo per il clima, dalla ricerca alla Tari, si arriva ad integrare con nuove disposizioni la misura “Resto al Sud”, ma anche ad inserire nuove norme per sostenere l'avvio di imprese nel Centro-Nord. Una serie di interventi scollegati, che danno l'idea di voler dare un colpo al cerchio e uno alla botte, con la sola costante di un'endemica, cronica e, purtroppo, gravissima mancanza di risorse.
    Ora arrivano le belle notizie o, almeno, le meno brutte: bisogna riconoscere che, cercando nel mucchio di queste disposizioni, gettate così, un po' alla rinfusa, in un provvedimento inconcludente, qualcosa di buono la troviamo. L'aumento dei fondi per la fusione dei piccoli comuni, per esempio, anche se parliamo di 5 milioni annui per 5 anni, servono per incrementare il Fondo al Ministero dell'Interno, che è carente già dall'inizio dell'anno e che, come Italia Viva, a più riprese avevamo provato a rifinanziare in diversi provvedimenti. Ora ci date ragione, vedremo più avanti quando capirete che le risorse stanziate sono ancora insufficienti. Comunque, purtroppo, sarà tardi.
    Infine, volendo commentare il tema della gestione della spesa nelle politiche di coesione, l'unica strategia che si intravede - che forse non è casuale - è il maldestro tentativo di accentramento delle funzioni decisionali sui fondi europei. Una politica miope, che tenta solo di abbreviare i tempi, di correggere i percorsi e di non interpretarli anche nel rapporto tra Stato, regioni ed enti locali, esclusivamente richiamandosi all'efficienza e alla velocità, mentre invece dovreste tener ben presente il principio di legalità e di cooperazione istituzionale, nella cui riscoperta si dovrebbe poter concretizzare il disegno di un efficientamento.
    Vedete, colleghi, gli accordi con le regioni, che insistono sulla gestione e l'indirizzo di spesa dei Fondi di sviluppo e coesione, sono decisivi. Voi, con questo provvedimento, avete completamente saltato il cuore e l'essenza delle politiche di coesione, che, per quel che ci riguarda, richiedono una compiuta formazione delle risorse umane. Se andate a vedere l'origine e la radice fondamentale dei Fondi di sviluppo e coesione, questi hanno nelle politiche della formazione delle risorse umane la loro centralità. Altro che cabine di regia nazionali che, di fatto, saltano o bypassano il ruolo delle regioni. Voi vi state avvicinando, con questi provvedimenti, ad una definizione che rende sempre più bilaterale la negoziazione dei processi di attuazione. Inoltre, pare di difficile comprensione la vostra pervicace - ma solo apparente - voglia di efficienza centralizzatrice, quando poi con l'autonomia differenziata andate davvero nella parte opposta. Non siete credibili, perché, vedete, l'autonomia passa attraverso la gestione diretta delle risorse da parte delle regioni.
    Con questo provvedimento si dimostra, invece, come la volontà del Governo sia quella di concedere finte autonomie, da un lato, ma, dall'altro, di gestire direttamente anche quelle risorse che dovrebbero essere di esclusiva pertinenza delle amministrazioni regionali e locali.
    Dunque, colleghi, come ampiamente argomentato, ci troviamo in presenza di un provvedimento molto pesante, di ben 38 articoli, ma che, nel merito, è un omnibus, senza visione, a tratti improvvido, nel quale, laddove raramente si vede una direzione, essa si dimostra sbagliata e in contraddizione con altre disposizioni, ciò che dimostra come questo Esecutivo sia ormai in confusione e legiferi in preda e sotto la spinta di contingenze prive di una visione, purtroppo.
    Per questi motivi, annuncio il voto convintamente contrario del gruppo di Italia Viva alla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

    PINO BICCHIELLI

    PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)-M). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro, signora Sottosegretario, c'è un divario di cittadinanza che nel nostro Paese interessa circa 20 milioni di cittadini: sono quelli che risiedono nelle cosiddette aree interne e aree fragili, dispiegate lungo tutta la Penisola. E, per individuare i gap, intercettare le leve di sviluppo, raccordare le reti infrastrutturali, bilanciare i livelli di servizio, occorre definire una corretta politica di coesione. In tal senso, due sono i pilastri essenziali: unitarietà strategica e visione comune.

    La riforma della politica di coesione al vaglio di quest'Assemblea va esattamente in questa direzione e propone una revisione della governance verso il modello PNRR. In generale, con la presente riforma si intende assicurare il coordinamento tra tutti gli interventi messi in atto dai diversi livelli istituzionali coinvolti, dalle politiche di coesione attuate a livello regionale a quelle attuate a livello nazionale, promuovendo la complementarietà e la sinergia tra i provvedimenti della politica di coesione europea e la politica industriale e gli investimenti previsti dagli accordi per la coesione e dal PNRR. A tal fine, la riforma in esame è anche volta ad accelerare e rafforzare l'attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027. Stiamo parlando di programmi di investimento finanziati per 42 miliardi di euro di risorse europee e 32 miliardi di euro di risorse nazionali, per un totale, signor Presidente, di 74 miliardi di euro di investimenti destinati a ridurre i divari territoriali.
    Interventi in tal senso sono previsti nei settori delle risorse idriche e delle infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell'ambiente, dell'energia, dei rifiuti, dei trasporti e della mobilità sostenibile, del sostegno allo sviluppo e all'attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde. La scelta di tali ambiti di intervento mira a dare effettiva attuazione agli strumenti di pianificazione richiesti dalle cosiddette condizioni abilitanti, definite dal regolamento europeo sulla politica di coesione 2021-2027, che devono essere rispettate da tutte le regioni che vogliano accedere ai finanziamenti europei.
    È previsto, inoltre, un meccanismo incentivante per il conseguimento degli obiettivi. Le amministrazioni regionali che saranno capaci di rispettare i tempi previsti per l'attuazione degli interventi potranno usufruire di un sostegno aggiuntivo da parte del Governo al cofinanziamento dei programmi europei. E non saranno più ammesse inerzie, non saranno più ammessi ritardi, anche attraverso il ricorso a poteri sostitutivi.
    Signor Presidente, oggi si celebra una tappa importante del processo di riforma della politica di coesione in Italia avviato già con l'approvazione del decreto PNRR, che aboliva l'Agenzia della coesione territoriale. A seguire, un passaggio essenziale può essere individuato nel “decreto Sud”, che ha riformato il Fondo per lo sviluppo e la coesione e le zone economiche speciali. Con la riforma del Fondo per lo sviluppo e la coesione è stato introdotto lo strumento dell'Accordo per la coesione, prevedendo maggiori garanzie di coordinamento e controllo attuativo, mentre la riforma delle ZES ha sostanzialmente previsto che le otto ZES concentrate nelle regioni del Sud, legate alle infrastrutture portuali, con un ruolo di incentivo agli investimenti locali, di attrazione di capitali esteri, fossero raggruppate in una zona unica che copre l'intero territorio del Mezzogiorno.
    Dal coordinamento di un commissario straordinario per ciascuna ZES si è passati alla creazione di una struttura di missione, con responsabilità di indirizzo, coordinamento e monitoraggio, con a capo il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, che opererà seguendo il Piano strategico triennale. Ciò in coerenza con la politica industriale nazionale e, appunto, il PNRR.
    Con la presente riforma delle politiche di coesione viene introdotta una cabina di regia, al fine di assicurare il coordinamento fra gli interventi finanziati dallo Stato e quelli delle regioni; assicurare la coerenza degli interventi finanziati dalla politica di coesione e dal PNRR; identificare le priorità dalla piattaforma STEP da sostenere con il concorso della politica di coesione.
    La STEP, Strategic Technologies for Europe Platform, è uno strumento europeo nato per attrarre fondi di investimento verso le tecnologie emergenti nei settori: digitale, tecnologie pulite, biotecnologie, ossia semiconduttori avanzati e intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche. Stiamo parlando di un tassello centrale per perseguire l'obiettivo della sovranità tecnologica, la capacità, cioè, di sviluppare nuove tecnologie senza aumentare la dipendenza dall'estero. È un obiettivo di politica industriale strategico, ma anche un fattore determinante per il posizionamento geopolitico e gli equilibri internazionali futuri. Le fragilità delle catene di approvvigionamento globali mostrate durante la crisi pandemica sono diventate gli obiettivi di minacce sempre più dirette al modello socioeconomico occidentale. Da qui la necessità per l'Europa di investire concretamente nella propria stessa capacità di innovare, di competere e di determinare standard tecnologici.
    All'interno della cornice della riforma, in particolare, vi sono alcuni interventi puntuali che meritano di essere sottolineati, come la revisione della disciplina e del finanziamento del Fondo perequativo infrastrutturale, la ricognizione dello stato di attuazione dei contratti istituzionali di sviluppo, nonché la revisione della governance istituzionale e delle modalità attuative, l'estensione delle misure di semplificazione dei benefici fiscali previsti per la ZES unica anche alle zone logistiche semplificate, l'incremento del Fondo di sostegno ai comuni marginali da destinare ai consorzi industriali.
    Con l'accelerazione dell'impiego delle risorse, pari a circa 450 milioni di euro, del programma nazionale Scuola e competenze 2021-2027, destinate, appunto, al potenziamento delle infrastrutture, si conferma l'attenzione del Governo alle periferie della società, dove lo Stato non sarà più il grande assente. Nel concetto di coesione territoriale, infatti, si ricomprendono, per definizione, azioni di politica industriale, infrastrutturale e sociale, un complesso di interventi che toccano molteplici aspetti della vita dei cittadini e delle attività produttive.
    Penso anche ad alcuni punti inseriti al Senato sullo sviluppo della rete 5G o alle agevolazioni fiscali connesse al pacchetto Transizione 5.0, finalizzate all'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili destinata all'autoconsumo.
    Un altro importante capitolo di questo corposo provvedimento riguarda il lavoro. Il decreto interviene anche con misure per rafforzare l'occupazione delle categorie di lavoratori più svantaggiate, in generale nel Mezzogiorno, introducendo il bonus giovani, il bonus donne in favore delle lavoratrici svantaggiate, il bonus ZES, sgravi contributivi finalizzati a includere le fasce sociali che ancora faticano ad entrare nel mondo produttivo.
    Signor Presidente, abbiamo, quindi, in mano un grande progetto, che rappresenta un'occasione da non perdere per riformare la macchina dello Stato, uno Stato che, attraverso i suoi apparati, non contribuisce ad acuire i divari territoriali, ma che punta a unire, punta a includere. Lo abbiamo detto sempre, sin dall'inizio di questa legislatura: non esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B, in particolare se pensiamo ai territori del Mezzogiorno, dove, in alcuni casi, lo Stato è stato il grande assente sotto vari punti di vista, e non sarà più così. Con questa riforma si vuole mettere in atto ancora di più il principio dell'inclusione, che non è solo un obiettivo sociale, bensì economico e, quindi, strategico per tutto il Paese. Puntare sulle leve di sviluppo, in particolare al Sud, vuol dire sfruttare il potenziale di crescita maggiore a livello nazionale, proprio in quanto inespresso.
    Come Noi Moderati, abbiamo sempre creduto che l'inclusione sociale e la coesione territoriale fossero obiettivi cruciali per il futuro stesso del nostro Paese. In tal senso, riteniamo che la proposta di riforma prevista dal testo in esame possa rappresentare un importante passo in avanti per colmare i gap e puntare allo sviluppo economico di tutto il territorio nazionale. Per questo confermiamo, come gruppo di Noi Moderati, la nostra fiducia al Governo.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

    MARCO GRIMALDI

    MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, Ministro, colleghe e colleghi, già fuori dagli Europei, l'Italia ora spera di essere ripescata, a casa con le pive nel sacco. Ma quali supplementari? La partita è già persa, l'Italia ha perso e non è la sconfitta in un classico braccio di ferro per una posizione di rilievo, ma la défaillance di una strategia politica, perseguita metodicamente per quasi due anni. Meloni in un vicolo cieco, non poteva fare altro.

    Come avrete colto, non parliamo degli Europei anche perché, se la Presidente del Consiglio dovesse prendere un voto, credo che prenderebbe molto meno di Scamacca.
    Anche questa volta sarà colpa di altri, come quando, chiudendo il G7, commentando l'aggressione squadrista, proprio qui, alla Camera, a un deputato dell'opposizione, ha parlato di provocazione, o dopo l'inchiesta di Fanpage sulle radici nere di Gioventù Nazionale, su cui è riuscita a parlare di metodi di regime, appellandosi addirittura al Colle.
    Presidente Meloni, le diamo una notizia: siete già al Governo, governate voi, a colpi di fiducia, come fate oggi. E avete reso questa Repubblica, una Repubblica monocamerale senza il bisogno, tra l'altro, di alcuna modifica costituzionale.
    Siete riusciti a svendere l'unità del Paese con lo Spacca Italia, il disegno di autonomia differenziata, per ottenere l'approvazione, appunto, del presidenzialismo, tanto caro al vostro Almirante e ai suoi discendenti. Siete un po' dei patrioti à la carte, fatemelo dire, vi chiameremo “Brandelli d'Italia”, d'ora in poi, come questo decreto-legge. Sapete quale era, al 31 dicembre dello scorso anno, l'impegno per la coesione, relativo proprio al 2021-2027? Il 5,8, poca cosa, o sbaglio? L'aspetto più assurdo del decreto Coesione è che non c'è traccia di politiche di coesione, caro Ministro Fitto, e, ancora una volta, viene ritoccata la governance con una cabina di regia fortemente centralizzata attorno, appunto, al Ministro per gli Affari europei, caso strano.
    Lasciate completamente fuori dalla co-progettazione e dalla co-programmazione i corpi intermedi, l'associazionismo e il Terzo settore, cioè, in sostanza, quel mondo su cui spesso si regge gran parte delle politiche sociali di inclusione e di integrazione. Nessun coinvolgimento di un partenariato economico e sociale, per l'ennesima volta il Governo centralizza a Palazzo Chigi la programmazione e l'utilizzo delle risorse europee nazionali e rende bilaterale la negoziazione dei processi di attuazione. Del tutto marginale è il ruolo dei Ministeri e delle regioni rispetto ai programmi che sarebbero di loro competenza.
    Come la mettiamo con il codice europeo di condotta sul partenariato? Come la mettiamo con i regolamenti europei del ciclo programmatorio, basati sul principio di partecipazione e multilateralità? Ma è chiaro che il punto è non spendere, nemmeno un euro, per esempio, per stabilizzare a tempo indeterminato il personale amministrativo. È chiaro che non si vuole neanche immaginare un piano straordinario di assunzione a tempo indeterminato di quel personale specializzato, né un piano di formazione e aggiornamento degli attuali dipendenti che, vi ricordiamo, i nostri contratti sono fermi da decenni e nessuna risorsa è prevista nella legge di bilancio per rinnovarli. E allora avanti con quei contratti a termine di collaborazione di due anni, ché tanto il precariato in Italia non è una piaga.
    E, comunque, siamo sulle barricate per combatterlo, e sì, come no. Circa 4 lavoratori su 10 (il 22,9 per cento) nel Mezzogiorno, hanno un'occupazione a termine, contro il 14 per cento del Centro-Nord. Il 23 per cento dei lavoratori a termine al Sud lo è da almeno cinque anni, e l'8,4 nel Centro-Nord; il 75,1 dei rapporti di lavoro part time al Sud è involontario, contro il 49,4 del resto del Paese. E cosa rispondete? Come, Ministro Fitto? Non è certo, ad esempio, con la liberalizzazione dell'uso del contratto a termine o l'estensione all'uso dei voucher che si affronta la precarietà lavorativa.
    Non è così che si affrontano le disuguaglianze, insite nel lavoro povero, che impattano fortemente sui divari tra il Nord e il Sud del nostro Paese. Contrastare il lavoro nero, avviare percorsi di abbandono del precariato per lavori stabili e retribuiti, in ottemperanza all'articolo 36 della Costituzione, sono tra gli elementi essenziali per una vera coesione sociale. Macché, l'unica strategia nazionale, come sempre, è il trasferimento di risorse pubbliche a pioggia ad aziende e privati, quelle risorse sottratte alla creazione di buona e piena occupazione, ma soprattutto dicevo: cosa dovrebbe essere la coesione?
    Lo chiedo perché nel decreto non c'è traccia di misure sul welfare. Sono 2,5 milioni le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta, al Sud 250.000 in più rispetto al 2020. La crescita della povertà tra gli occupati conferma che il lavoro, se precario e mal retribuito, non garantisce la fuoriuscita dal disagio sociale. E quindi non c'è traccia di interventi per sanare le disuguaglianze crescenti tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno. Non c'è traccia di strategia sulla riduzione di queste disuguaglianze territoriali e, d'altra parte, che cosa potevamo aspettarci da chi sta mettendo in atto, di fatto, una secessione neanche troppo mascherata, da parte di chi lavora per concentrare risorse e poteri nelle regioni più forti, da chi caldeggia la definitiva regionalizzazione e privatizzazione dei sistemi sanitari e l'erosione del Servizio sanitario nazionale, o da chi pensa - lo dico proprio a lei, Ministro Fitto - di risolvere il gap infrastrutturale del nostro Paese, buttando 15 miliardi di euro sul ponte sullo Stretto di Messina? Già, perché è in particolare al Sud che i servizi di prevenzione e cura sono più carenti, minore è la spesa pubblica sanitaria, e sono più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza, soprattutto per le patologie più gravi.
    A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa sanitaria più bassa, si registrano in Calabria (1.748 euro), in Campania (1.818 euro), in Basilicata (1.941 euro), in Puglia (1.978 euro). Per la parte di spesa in conto capitale, i valori più bassi si ravvisano proprio in Campania (18 euro), Lazio (24 euro) e Calabria (27 euro), mentre il dato nazionale si attesta su una media di 41 euro. Non c'è traccia in questo decreto di niente di quello di cui stiamo parlando. Sono 1,6 milioni le famiglie italiane in povertà sanitaria, di cui 700.000 proprio al Sud. Nel Mezzogiorno la quota di povertà sanitaria riguarda l'8 per cento dei nuclei familiari, una percentuale doppia rispetto a quella del Nord, cioè il 4 per cento. Il Mezzogiorno, secondo gli indicatori sulla salute, è l'area del Paese caratterizzata dalle peggiori condizioni di salute.
    Ma cosa ci dobbiamo aspettare da chi vuole frammentare gli ordinamenti scolastici, il sistema educativo, il diritto allo studio? Da chi vagheggia venti staterelli in lotta fra di loro, con le gabbie salariali, i sistemi amministrativi diversi e le immigrazioni dal Sud al Nord per avere riconosciuto il suo diritto alla salute o per trovare un percorso formativo migliore e più inclusivo? Da chi vuole legittimare normativamente il divario fra Nord e Sud e affermare un modello competitivo, contrario ai principi costituzionali?
    Il Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno assume un nuovo nome, ma ciò non nasconde il brutale taglio disposto con la legge di bilancio 2024: 3,5 miliardi, 100 milioni per ciascuna annualità, dal 2027 al 2033. Quando già oggi, al Sud, l'aspettativa di vita è inferiore di 4 anni rispetto a quella del Nord Italia. A causa dei piani di rientro dei deficit sanitari e del trasporto pubblico locale, le aliquote dell'IRAP, dell'addizionale IRPEF e del bollo auto sono le più alte d'Italia. Nel 2022, l'inflazione ha fatto calare del 2,9 per cento il reddito delle famiglie meridionali, oltre il doppio del dato del Centro-Nord.
    “Resto al Sud” è una misura ridicola, estemporanea e misera. Dal 2002 al 2021, hanno lasciato il Mezzogiorno oltre 2 milioni e mezzo di persone, di queste 808.000 erano under 35. Insomma, al 2080, si stima una perdita di oltre 8 milioni, vi sembra che la vostra sia una risposta? Che senso ha coinvolgere l'Ente nazionale per il microcredito, e non le reti, e non le esperienze di microcredito?
    Insomma, vi siete posti il problema della disparità salariale tra uomini e donne in questi contesti? Naturalmente, no. Ma voi, a monte, non vi ponete il problema dell'ingiustizia sociale. Che decreto di coesione è quello in cui non ci sono misure di lotta alle disuguaglianze? Ho finito, Presidente, e ovviamente non c'è nessuna soluzione per il personale supplente assunto per la realizzazione del PNRR. In questo Paese il 5 per cento più ricco è titolare del 41 per cento della ricchezza, e voi che fate? Appunto, la secessione dei ricchi, la sottrazione di ogni sostegno di reddito ai poveri, il rifiuto del salario minimo e il naufragio programmato del Mezzogiorno. Ma, vedete, mandare in setticemia un arto, alla fine, vuol dire far morire tutto il corpo, perché non c'è amputazione che tenga.
    Ho concluso. Da domani metteremo in campo ogni strumento costituzionale per fermarvi, raccoglieremo le firme e lo faremo in nome dell'unità nazionale e della coesione, come questo decreto. Volete la fiducia? Noi voteremo no e saranno tantissimi e tantissime italiane a seguirci (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

    GIULIO CESARE SOTTANELLI

    GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente, signor Ministro, Sottosegretario, onorevoli colleghi. È l'ennesima richiesta di fiducia del Governo al Parlamento. Azione voterà no alla fiducia e lo farà per la forma, per la sostanza e anche per la mancanza di coerenza rispetto alle linee e alle azioni che il Governo sta portando avanti.

    Andiamo per gradi. Partiamo dalla forma. Si conferma un eccessivo uso della decretazione di urgenza. Infatti, in 20 mesi del Governo Meloni sono stati ben 68 i decreti-legge, di cui 27 omnibus. Solo negli ultimi giorni sono stati fatti 10 decreti-legge - negli ultimi due mesi - che dovrebbero essere convertiti nelle prossime 5, 6 settimane. Saremo qui a lavorare - giustamente - fino a Ferragosto per poter trasformare questi decreti. È un record della storia repubblicana anche rispetto ai Governi tecnici che si formano in assenza di una maggioranza precostituita e di un programma condiviso. Questo Governo è riuscito a fare peggio di tutti nella storia repubblicana.
    Ovviamente, quando Meloni era all'opposizione faceva le sue battaglie, contestando questo modo di governare. Oggi che lei è Presidente del Consiglio, purtroppo, sta battendo in negativo tutti i record. Le leggi di iniziativa parlamentare vengono quasi azzerate: se il Parlamento è quotidianamente impegnato a convertire i decreti-legge, non c'è più la possibilità e, quando siamo riusciti a farlo, la settimana scorsa, per un decreto, a cui tenevamo molto, riguardante la sanità, per dare più risorse, per cercare di eliminare le liste d'attesa, per incrementare, con queste risorse, l'organico dei medici e degli infermieri sottopagati, che stanno andando all'estero, con un voto è stata azzerata la proposta della minoranza.
    Allora si continua a violare in maniera ripetuta l'articolo 77 della Costituzione. Oltre a questo modo di fare i decreti-legge d'urgenza, c'è un altro uso sistematico, che è quello della fiducia. Addirittura, in questo decreto, è stata posta la fiducia sia al Senato, la settimana scorsa, sia qui alla Camera. Quindi il Parlamento non è stato in grado minimamente di incidere in questo provvedimento in nessuno dei due rami del Parlamento.
    Abbiamo sempre detto che il Governo sta trasformando un sistema bicamerale in un sistema monocamerale, mentre oggi, addirittura, con questo decreto, si chiede la fiducia in entrambi i rami del Parlamento e solo la Commissione, al Senato, è riuscita ad apportare piccolissime varianti. Allora, ne esce un Parlamento completamente azzerato, delegittimato, esautorato rispetto alle prerogative che noi tutti parlamentari abbiamo. Al riguardo, rivolgo un appello ai colleghi di maggioranza per cercare di aiutarci a fare in modo di restituire, in maniera concreta, al Parlamento la dignità fornitagli dai costituenti e dalle persone che prima hanno combattuto per darci oggi la possibilità di vivere in uno Stato dove esiste una Repubblica parlamentare, facendo in modo che questo Parlamento torni ad avere e a recitare il suo ruolo attivo che, purtroppo, è sempre più scomparso.
    Non voteremo, signor Presidente, la fiducia nella sostanza, pur condividendo il metodo e la strategia di politiche di coesione, cosa che ci chiede, tra parentesi, l'Europa. E mi riferisco, lo devo ammettere, signor Ministro, ad alcune cose scritte in merito ai processi, alla messa a terra delle risorse, per fare in modo che possano arrivare nei tempi giusti, alla pianificazione, al monitoraggio, alla cabina di regia, alle semplificazioni, ai commissariamenti; inoltre, aver accentrato in un unico Ministero, con un unico Ministro, i fondi del PNRR e i fondi del FSC costituisce una strategia giusta per dare una corretta omogeneizzazione, una pianificazione complessiva che sia riconducibile a una strategia, a un progetto che il Governo ha per dove vuole portare, in futuro, l'Italia.
    Allora, se possiamo condividere queste politiche di strategia che bisogna fare e attuare, ovviamente, nel merito non siamo d'accordo, perché noi di Azione avremmo attivato diverse situazioni, ad esempio dando più attenzione alla scuola, all'intelligenza artificiale, alla cybersecurity. Saranno temi importanti, signor Ministro, che, nelle prossime settimane e mesi, andranno a rivoluzionare la vita delle persone e delle aziende. Quindi, occorre pensare ad alcune azioni con maggiore decisione, forza, nonché anticipare, in maniera strutturale, provvedimenti che possano, in un certo modo, garantire una crescita in un mondo sempre più competitivo da parte delle nostre aziende.
    Poi avete prima tolto dalla programmazione del Governo Draghi sia la decontribuzione per i giovani e per le donne, sia la perequazione infrastrutturale. Noi, con i precedenti provvedimenti, abbiamo provato, mediante i nostri emendamenti, a reinserirli, ma puntualmente i nostri emendamenti sono stati bocciati. Adesso vediamo che queste azioni sono state reinserite anche in maniera differente rispetto a come erano state pensate dall'allora Governo Draghi e, quindi, mi viene da dire: perché tutto questo è stato fatto? Forse per continuare a mettere bandierine e cercare sempre di usare la comunicazione come valorizzazione, anche in maniera artificiale, di un'azione di Governo.
    Complessivamente, signor Presidente, siamo molto preoccupati dalle divisioni politiche della maggioranza di Governo, che sono oggettive. Sono oggettive in Europa. Stiamo vedendo che cosa sta accadendo in queste ore, al Parlamento europeo, fra i tre partiti maggiori dell'attuale maggioranza di Governo: vi è il Presidente Mule', che è in maggioranza - e sono contento per lui -, il Ministro che, forse, si asterrà, e una parte minore della maggioranza di Governo che voterà contro rispetto al Parlamento, alla Commissione e al Consiglio d'Europa. Allora, siamo preoccupati perché questo atteggiamento, signor Ministro, certamente delegittima l'Italia, certamente crea difficoltà al nostro Presidente del Consiglio, perché fino a oggi l'Italia, che è stata tra le principali Nazioni che ha fondato l'Europa, è stata sempre leader nel gestire tutti gli organismi europei, certo insieme alla Francia e alla Germania.
    Ma avevamo una nostra leadership, avevamo un nostro peso politico che oggi, purtroppo, per causa di questa frammentazione all'interno di questa maggioranza, non abbiamo più; la stiamo perdendo. E perdere peso politico - lei lo sa molto meglio di me, avendo fatto l'europarlamentare - è un danno importante al nostro Paese.
    Ma possiamo parlare anche di politica estera: siamo preoccupati perché il Ministro Salvini già ha deciso che non voterà il prossimo decreto per inviare le armi e le attrezzature all'Ucraina.
    Ma anche sull'autonomia differenziata, signor Ministro, tramite il Presidente, molti colleghi erano anche contrari all'autonomia differenziata. Ma come fanno ad esistere due visioni completamente diverse?
    Noi siamo per la visione di una strategia, di una politica di coesione, ma tutto questo cozza in maniera incredibile con quello che avete votato. Noi abbiamo votato contro, ma i provvedimenti che abbiamo approvato la settimana scorsa, dieci giorni fa, in quest'Aula, facendo anche brutte figure a livello mondiale, con risse che certamente non hanno qualificato né l'Italia, né il suo Parlamento, come fanno a coesistere? Noi siamo preoccupati di come il Governo, pur di andare avanti nella gestione del potere, riesca a coniugare queste azioni, queste visioni completamente diverse.
    L'autonomia differenziata è un grosso danno culturale, sociale, economico e di competitività e aumenterà la burocrazia. Io sono stato contento quando governatori di Forza Italia lo hanno detto, lo hanno detto in maniera netta, gliene va dato atto e gliene va dato merito, perché bisogna essere liberi nella vita e non troppo condizionati dalle appartenenze partitiche…

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Sottanelli.

    GIULIO CESARE SOTTANELLI

    GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Allora, caro Presidente, per questi motivi votiamo contro la fiducia a questo Governo, che è diviso nell'azione di Governo ed è unito solo per la gestione del potere (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tenerini. Ne ha facoltà.

    CHIARA TENERINI

    CHIARA TENERINI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, con il decreto che ci accingiamo a convertire si è compiuto un passo importante per il rilancio delle politiche in materia di coesione economica e territoriale, un processo di riforma già avviato con l'approvazione del decreto PNRR e proseguito con il decreto Sud. Il testo in esame desidera garantire un efficace coordinamento tra gli interventi finanziati dalla politica di coesione, quelli del PNRR e della politica industriale, al fine di armonizzarli tutti attraverso una cabina di regia volta ad assicurare il coordinamento e salvaguardare la coerenza degli interventi finanziari, identificare le priorità. Tale cabina di regia rappresenta un'importante sede di confronto tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali.

    Si tratta di una riforma volta ad accelerare e rafforzare l'attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027, che prevede lo stanziamento di ben 42 miliardi di euro di risorse europee e di 32 miliardi di euro di risorse nazionali per il ciclo di programmazione 2021-2027.
    Il decreto individua alcuni interventi in una serie di settori strategici condivisi con la Commissione europea: risorse idriche, infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell'ambiente, rifiuti, trasporti, mobilità sostenibile, energia, sostegno allo sviluppo e all'attrattività delle imprese e al lavoro. È una riforma che, tra le altre cose, introduce un importantissimo meccanismo premiante o penalizzante per le amministrazioni interessate. Si prevede, infatti, che le amministrazioni regionali che rispetteranno i tempi previsti per l'attuazione dei progetti potranno usufruire di un sostegno aggiuntivo da parte del Governo al cofinanziamento dei programmi europei.
    Mi preme evidenziare come il Governo abbia, altresì, previsto di fornire il giusto supporto alle amministrazioni locali per il raggiungimento degli obiettivi fissati, in quanto sono stati stanziati 1,33 milioni di euro per assumere 245 nuovi segretari comunali e provinciali. Il Governo dimostra, ancora una volta, di tendere la mano alle amministrazioni locali. La riforma in esame, come detto, si pone sulla scia di quella che ha portato alla creazione di una ZES unica per il Mezzogiorno. Grazie a tale riforma, abbiamo una zona economica speciale unica che copre l'intero Mezzogiorno, che rappresenta un incentivo agli investimenti locali e di attrazione di capitali esteri.
    Il testo in esame introduce un'agevolazione contributiva al fine di sostenere lo sviluppo occupazionale della zona economica speciale unica per il Mezzogiorno. Con decorrenza settembre 2024, viene introdotto il bonus ZES per alcune regioni svantaggiate, affiancandolo alla Decontribuzione Sud. Nello specifico, si prevede uno sgravio contributivo del 100 per cento, nei limiti di 650 euro per ciascun lavoratore assunto, per datori di lavoro privati che occupino fino a 10 dipendenti. Appare evidente come interesse del Governo sia un'Italia omogenea, priva di divari territoriali e competitiva a livello locale. Al contrario di quanto affermato, in modo effimero, dalle opposizioni, non c'è alcuna volontà di accentramento, ma solo l'intenzione di privilegiare interventi in ambiti effettivamente strategici, in modo da rendere effettivamente efficace la capacità di spesa.
    Il provvedimento prevede, inoltre, l'estensione delle misure di semplificazione e dei benefici fiscali previsti per la ZES unica anche alle zone logistiche semplificate, con l'incremento del Fondo di sostegno ai comuni marginali, da destinare ai consorzi industriali. Mi preme evidenziare come, grazie a un emendamento di Forza Italia, tali benefici fiscali, sotto forma di credito d'imposta, siano concessi anche nelle seconde aree logistiche speciali.
    Il provvedimento oggi in discussione contiene importanti misure per il mercato del lavoro, oltre a quelle destinate al Mezzogiorno. A disposizione, per la promozione dell'occupazione, ci sono oltre 2,8 miliardi di euro, a valere sul Programma nazionale giovani, donne e lavoro 2021-2027 e sulle risorse della Missione 5 del PNRR, a cui si aggiungono le risorse per la riconversione della competenza dei lavoratori nelle grandi imprese in crisi. Al fine di incrementare l'occupazione, il decreto Coesione prevede tre esoneri contributivi per i datori di lavoro che effettuino nuove assunzioni. Si tratta del bonus giovani, che consiste nell'esonero al 100 per cento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nel limite massimo di 500 euro per 24 mesi, per l'assunzione di giovani di età non inferiore a 35 anni; c'è poi il bonus donne, al fine di favorire le pari opportunità nel mercato del lavoro per le lavoratrici svantaggiate, che prevede l'esonero al 100 per cento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un massimo di 24 mesi, nel limite massimo di 650 euro, senza applicazione di limiti d'età; la terza misura riguarda il bonus ZES, prima citato.
    Il provvedimento, inoltre, interviene nel regolamentare l'iscrizione d'ufficio dei percettori della NASpI e della Dis-Coll alla piattaforma del SIISL, un sistema ideato per facilitare il reinserimento lavorativo e che contemplerà anche l'utilizzo degli strumenti dell'intelligenza artificiale, al fine di incrociare domanda e offerta di lavoro, nel rispetto della legislazione vigente in materia.
    Un tema che ritengo di prioritario interesse per il nostro Paese e che viene affrontato dal provvedimento è quello del lavoro autonomo e degli incentivi al tessuto delle piccole e medie imprese. È, a mio avviso, cruciale sviluppare politiche che rispondano alle esigenze delle piccole imprese a livello locale, nazionale ed europeo. Queste realtà sono il cuore dell'economia, non solo, in Italia, ma in tutta Europa, dove il 99 per cento delle aziende è di piccole dimensioni. Le piccole e medie imprese sono capaci di apportare valore all'economia, incremento occupazionale e benessere complessivo per le persone. In merito ai lavoratori autonomi, desidero sottolineare come le stime Istat di febbraio confermino un mercato del lavoro a due velocità: da un lato, l'occupazione dipendente che continua a crescere e a consolidarsi; dall'altro, il mondo del lavoro indipendente, che sembra aver imboccato ormai da qualche tempo una parabola discendente. Il decreto interviene attraverso la promozione dell'autoimpiego nel lavoro autonomo, nelle libere professioni e nell'attività di impresa, gli incentivi all'autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.
    La misura si declina in due interventi: Autoimpiego Centro-Nord Italia e Resto al Sud 2.0. Beneficiari sono giovani under 35 in condizioni di marginalità, oppure inoccupati, inattivi e disoccupati. Sono previsti finanziamenti per servizi di formazione e accompagnamento alla progettazione preliminare, il tutoraggio per l'incremento delle competenze e veri e propri sostegni all'investimento attraverso voucher ed interventi in regime de minimis. Sono, inoltre, contemplati incentivi all'autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale e la transizione ecologica per coloro che non hanno compiuto i 35 anni e che avviino sul territorio nazionale un'attività imprenditoriale che operi nei settori strategici per lo sviluppo appunto di nuove tecnologie e per la transizione al digitale e all'ecologico.
    Infine, sono introdotte misure specifiche in materia di istruzione, università e ricerca, con il rinnovo degli incarichi dei collaboratori scolastici assunti a tempo determinato a supporto dei progetti del PNRR e di Agenda Sud, e l'accelerazione dell'impiego di risorse destinate a infrastrutture sportive, asili, rigenerazione urbana, contrasto al disagio socio-economico e abitativo, recupero dei siti industriali.
    Altre novità riguardano gli enti locali. Grazie a un emendamento presentato da Forza Italia in Senato, vengono introdotte modifiche al testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al TUEL, finalizzate alla semplificazione della gestione della liquidità volta a favorire, tra l'altro, una riduzione dei tempi di pagamento dei debiti commerciali. Infine, il comma 4-ter, aggiunto all'articolo 15 durante l'iter in Commissione al Senato, con l'approvazione di un emendamento sempre presentato da Forza Italia, istituisce un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Università e della ricerca, con una dotazione di 500.000 euro per il 2024 e un milione per gli anni 2025 e 2026 e un fondo, nello stato di previsione del Ministero dell'Interno, con una dotazione di 1,4 milioni per il 2024 e di 1,2 milioni per gli anni 2025 e 2026, volti all'attuazione di misure per gli enti locali e per la realizzazione di interventi in materia sociale, di infrastrutture, sport e cultura.
    In conclusione, possiamo affermare che attraverso questo provvedimento si sono volute conferire unitarietà di sistema e una visione comune alle principali leve di sviluppo e organicità, accelerando e rafforzando l'attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027.
    Per questi motivi, Forza Italia voterà convintamente la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carmina. Ne ha facoltà.

    IDA CARMINA

    IDA CARMINA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo in sede di conversione del decreto Coesione, che sarebbe meglio rinominare “decreto disgregazione”, “pregiudizio”, “discriminazione”. Con questo decreto, ancora una volta, il Governo Meloni si rivela nemico del Sud e nemico dell'unità d'Italia e la conferma viene da ciò che è stato previsto da questo provvedimento sulle politiche di coesione. La politica di coesione ha lo scopo di incrementare le opportunità di sviluppo economico e sociale, di contribuire a ridurre i divari e le disparità fra territori e regioni europee, agendo in particolare sulle aree meno sviluppate, per le comunità e le persone più fragili, traendo fondamento dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, articolo 174, e dalla Costituzione italiana (con il famoso principio di uguaglianza sostanziale e l'articolo 119, quinto comma, della Costituzione) che richiedono interventi speciali per promuovere uno sviluppo armonico e per ridurre gli squilibri economico-sociali, necessari a realizzare la coesione economica, sociale e territoriale. Invero, le politiche di coesione interessano tutto il territorio nazionale, ma il loro peso finanziario è più rilevante per il Sud. Ed è lì che interviene la questione più grossa e si comprende il motivo sotteso a questo decreto, perché i dati sulla spesa sono agghiaccianti. Considerato che i pagamenti sono l'indicatore cruciale per l'impatto effettivo sulla crescita economica e che tutti i dati sono in rallentamento e in netto peggioramento, anche rispetto al 2022, compresi quelli di altri fondi, come quelli passati al 67,3 per cento rispetto all'88 per cento dell'anno precedente, chiedo al Ministro se non vi viene il dubbio che la direzione intrapresa con queste misure non sia sbagliata.

    A voler tralasciare la questione dell'autonomia differenziata e delle sue nefaste conseguenze, è di tutta evidenza che, se queste somme servono a riequilibrare le diseguaglianze e a determinare crescita e sviluppo nelle regioni più in difficoltà, ma non vengono spese, anzi, c'è addirittura un rallentamento della spesa, non si produrrà, per queste ragioni, l'effetto sperato di sviluppo del Sud e di eliminazione delle diseguaglianze. La spesa va troppo a rilento. Avete perso troppo tempo. Troppo rimodulazioni. E, intanto, il Sud annega.
    Nella prima pagina de Il Sole 24 Ore di oggi si parla veramente di dati agghiaccianti sul tasso di spesa dei fondi strutturali 2021-2027 - solo lo 0,9 per cento messo a terra - e su quello del Fondo complementare al PNRR. Su quest'ultimo, c'è un letterale crollo nella filiera stanziamento-impegno di spesa: su quasi 75 miliardi di fondi per le politiche di coesione ne sono stati spesi solo 621 milioni.
    E allora cosa si tenta? Si opta per una governance accentrata che, però, sconfessa il fondamento basilare della politica di coesione che vede la necessaria inclusione delle regioni - che, fra l'altro, sono state ricoinvolte grazie a un nostro emendamento - per le capacità di declinare gli interventi sulle specifiche caratteristiche ed esigenze del territorio. Fra l'altro, una governance accentrata che contraddice l'autonomia differenziata, approvata solo pochi giorni fa da questo stesso Parlamento.
    Poi si esige - in effetti è quello lo snodo - il rafforzamento della pubblica amministrazione, ma un rafforzamento, in questo provvedimento, risibile e incongruo rispetto ai grandi obiettivi della politica di coesione. Non basta, di certo, l'assunzione di 245 segretari comunali a fronte di 8.000 comuni italiani, né aver consentito assunzioni accelerate con contratti di lavoro a tempo determinato, bypassando i concorsi e non, per esempio, prorogare la validità del concorso per funzionari, in cui ci sono tanti idonei che hanno superato un concorso e che, per pochi decimi, non vedono l'agognato posto di lavoro conquistato con sudore, fatica e spese.
    In questo provvedimento avete adottato le politiche dei bonus, dopo averle tanto criticate. Avete detto del Governo Conte che era il “Governo dei bonus” e “delle elargizioni senza criterio”: misure che, in realtà, rilanciavano l'economia del Paese rispetto alle politiche di austerity, che ci stanno di nuovo strangolando e che caratterizzano questo avvio asfittico di legislatura in termini di economia e crescita. Questo, invece, può essere di sicuro etichettato come “l'Esecutivo dell'incoerenza”, rispetto alle promesse elettorali e alla propaganda elettorale pre-elezioni.
    Così il bonus lavoro. Abbiamo scoperto che per ridurre la disoccupazione non possiamo trasformare i contratti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato, perché di questo bonus beneficeranno solo le nuove assunzioni e, quindi, si avrà come risultato che l'occupazione non cambia. Avete lasciato a casa tre persone - magari formate e qualificate - per assumerne altre tre, senza alcuna formazione.
    Ma la verità è che l'occupazione - lo certifica oggi l'Istat - è in calo, a maggio, di 17.000 unità. Prevalentemente, si tratta di giovani: l'obiettivo che si doveva perseguire era proprio quello di diminuire la disoccupazione giovanile. Per non parlare, poi, dei giovani che dal Sud emigrano in massa: proprio da quelle zone in cui l'intervento delle politiche di coesione dovrebbe porre un argine.
    Lasciamo stare la questione della ZES unica del Mezzogiorno: almeno le ZES singole funzionavano, quelle ZES che erano state individuate; adesso si naviga nel buio.
    Ma il problema più grosso è quello delle infrastrutture: è lì che si evidenzia la massima incoerenza. L'articolo 11 ridenomina il Fondo perequativo infrastrutturale, previsto dalla legge n. 42 del 2009 sul federalismo fiscale, proprio al fine di perequare le regioni con minore capacità fiscale rispetto a quelle con maggiore capacità fiscale - che sono quelle del Nord - con la denominazione di “Fondo perequativo infrastrutturale per il Mezzogiorno”, destinato a promuovere il recupero del divario infrastrutturale, a contrastare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e a garantire analoghi livelli essenziali di infrastrtutturazione. È qui la beffa più crudele e oscena, perché il Fondo aveva una dotazione di 4 miliardi e 600 milioni di euro per gli anni 2022-2033, ma il Governo Meloni ha pensato bene di operare una consistente riduzione di risorse con la legge di bilancio 2024, disponendo il definanziamento e riducendo le somme previste a 700 milioni.
    Ma l'assurdo è che la dotazione del nuovo Fondo è stata azzerata per le annualità 2024-2026 e presenta una disponibilità residua pari a 100 milioni per gli anni dal 2027 al 2033: fate bene a cancellare pure questi con le prossime leggi di bilancio. Quindi, questo fondo, destinato a sette regioni del Sud per infrastrutture stradali e autostradali, ferroviarie, portuali, aeroportuali, idriche, nonché strutture sanitarie, assistenziali, per la cura dell'infanzia, scolastiche è bellissimo, se non fosse che il fondo è stato azzerato. Il Governo Meloni cambia il nome alle cose ed ai fondi per nascondere la verità, quella di un costante scippo al Sud, quella di un Governo che si sta dimostrando il peggior nemico dei cittadini meridionali, destinati a essere ancora più discriminati e marginalizzati, a seguito dell'approvazione dell'autonomia differenziata.
    Per non parlare, poi, della questione siccità. La questione delle risorse idriche è stata ritenuta di primaria importanza nei settori strategici; eppure in Sicilia, in Calabria e, ora, anche in Basilicata, si sta andando verso un'emergenza terribile che, in teoria, non dovrebbe esserci, perché sono stati 418 gli interventi previsti e vi sono stati 12 miliardi di finanziamento.
    Eppure, gli interventi non vengono realizzati. Noi siamo seduti su una montagna di risorse che il Governo si rivela incapace a produrre.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Concluda.

    IDA CARMINA

    IDA CARMINA (M5S). Concludo. Il MoVimento 5 Stelle non voterà la fiducia al Governo Meloni. Non parliamo della questione del Piano Mattei per l'Africa, perché lì si cerca di impedire la emigrazione dei cittadini extracomunitari e non si pensa ai cittadini del Sud. In nome dei cittadini del Sud, che voi continuate a tradire, in nome delle madri, il cui cuore è spezzato nel veder partire i figli per carenza di opportunità della propria terra, in nome degli anziani presi dalla nostalgia inguaribile di non poter vedere crescere i propri nipoti lontani, in paesi sempre più tristi in cui rimangono vecchie, anziane e qualche donna, in nome dei tanti giovani che non possono tornare a casa neppure nelle feste comandate per via dei costi dei trasporti, degli aerei e dei tempi biblici per tornare con infrastrutture non adeguate, delle persone che soffrono la siccità, fragili, bambini, anziani e disabili senza le condizioni igieniche minime, degli imprenditori agricoli in ginocchio e di tutti coloro che stanno vedendo fallire la loro attività, dei malati del Sud che si devono spostare al Nord, e, soprattutto, dei bambini che nascono al Sud che, per ciò stesso, vivranno una qualità di vita peggiore rispetto ai bambini del Nord e moriranno tre anni prima, dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alla fiducia del Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottaviani. Ne ha facoltà.

    NICOLA OTTAVIANI

    NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Quando ascolto le minoranze all'interno di quest'Aula, spesso ribadisco il concetto dal quale si parte: il nostro è un dibattito che salta a piè pari l'oggetto dinanzi al quale siamo chiamati ad esprimerci? È un dibattito che, in realtà, avviene sotto dettatura o sotto qualche forma anomala di intelligenza poco artificiale - o di qualche cosa di molto artificiale e poco intelligente -, al momento in cui si vota, quindi, già nell'ottobre del 2022, o è un dibattito che, invece, deve risentire necessariamente del reset, della coniugazione, della declinazione (come quella che una volta si faceva al liceo per quanto riguarda il latino), a seconda delle emergenze, le esigenze e le evoluzioni storiche e sociali dinanzi alle quali il Parlamento - e soprattutto il Paese - si trova?

    Perché diciamo ciò? Perché abbiamo ascoltato alcune indicazioni, che provengono dalle minoranze, che davvero appaiono stonate o, comunque, off line - così le potremmo definire - rispetto all'oggetto davanti al quale siamo chiamati oggi ad esprimere, o meno, la nostra fiducia. Si è detto, infatti, da parte di alcuni colleghi della minoranza - o dell'opposizione, che dir si voglia - “ah, ma questo Governo continua a fare, anche su questa materia, un abuso della decretazione d'urgenza”. Perdonateci, ma, se non si porta avanti la decretazione d'urgenza, o comunque la possibilità di adottare norme con corsie preferenziali, quando c'è una richiesta di coesione sociale, spiegatemi quando il Governo dovrebbe adottare questo strumento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che serve a rimuovere lacci e lacciuoli caratteristici del percorso ordinario.
    Quindi, invocare l'abuso della decretazione credo che sia un Leitmotiv, una sorta di refrain, sempre utile ma che pare assolutamente stonato quando si parla di coesione sociale, di coesione del Paese e di tenuta della stabilità economico-finanziaria, soprattutto delle nostre famiglie.
    Qualcuno lo ha definito addirittura - ascoltavo prima - il decreto del pregiudizio e della disgregazione verso il Sud. Probabilmente, allora, al di là della lettura fatta a livello manuale, come se fosse un lettore ottico da pranoterapia e nulla di più, queste pagine del decreto non sono state sfogliate. A meno che qualcuno lo abbia sfogliato da destra a sinistra e non da sinistra a destra, come dovrebbe avvenire per qualsiasi testo o per qualsiasi bozza di testo messo alla nostra attenzione.
    Questo perché lo diciamo? Capisco dove si voglia andare a parare quando si parla di provvedimento che è contro il Sud, ma il problema è che poi, alla tenuta dei fatti e alla tenuta degli argomenti, questo diviene un argomento addirittura da boomerang, perché, se poi si vanno a leggere prima facie, con una certa celerità, neppure una grande attenzione, o neppure una grande intelligenza poco artificiale, le norme che ci stiamo apprestando ad adottare, viene fuori che questo è un “decreto Sud-bis”, che questo è un decreto che parte dal sud per applicare al resto del Paese metodologie operative che servono soprattutto a liberare le risorse economico-finanziarie all'interno del Mezzogiorno del nostro Paese.
    Questo lo diciamo scorrendo velocemente la sinossi di questo decreto, dove si fa riferimento, signor Presidente, alle 400 nuove assunzioni al MIT. Perché il MIT? Il MIT è il Ministero che, in questo momento, sta spendendo e investendo più risorse. Non è spesa di esercizio, è spesa in conto capitale, è spesa che favorisce la crescita. Questo è l'argomento che probabilmente non sta a cuore a più di qualche critico.
    Si fa riferimento alla possibilità dell'assunzione di 245 segretari comunali e provinciali. I comuni oggi spesso non hanno quella figura istituzionale, che è il legale dell'ente, l'interlocutore, l'interfaccia che tranquillizza non soltanto i pubblici amministratori - apriamo e chiudiamo la famosa polemica sulla riforma, sulla cancellazione dell'abuso d'ufficio -, ma soprattutto funzionari e dirigenti, che non hanno il consulente con cui potersi confrontare, soprattutto nelle piccole realtà, perché i comuni non hanno quella dotazione economica necessaria per fornirsi di queste strutture. Quindi, aumentare la dotazione di queste figure istituzionali significa aumentare la dotazione dell'efficienza, della risposta immediata dell'approccio con la pubblica amministrazione.
    Per passare alle regole che vengono riscritte per quanto riguarda l'ISCRO 2024, si fa giustamente riferimento a professioni e autonomi che non hanno il cappello e, soprattutto, il paracadute delle casse professionali o degli albi. Quindi, se si fa riferimento a questi autonomi, che spesso, in passato, sono stati privi di tutela, trasformando quello che era un esperimento - lo dobbiamo dire senza tema di smentite -, iniziato nel 2021, ma che dal 1° gennaio 2024 diviene strumento a regime, quindi strumento strutturale, si fa un investimento verso gli autonomi e verso coloro che si mettono in discussione, non per sottrarre energie e risorse allo Stato sociale, ma per darle allo Stato sociale, investendo sulle proprie braccia e sulla propria intelligenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
    Per quanto riguarda la questione relativa all'inserimento - che sembra saltato a piè pari - di Abruzzo, Marche e Umbria, tra le regioni in transizione all'interno della zona logistica semplificata, si dice che “in realtà la ZES si è dimenticata di alcune zone”. Andiamo a verificare quello che è successo in passato, dove alcune regioni, guidate dal centrosinistra (e tra queste, addirittura, il Lazio), hanno mandato a Bruxelles e a Strasburgo alcuni dati assolutamente anomali - non li voglio definire falsati, perché me ne guarderei bene - rispetto alla tenuta dell'economia locale, per cui abbiamo una regione, come il Lazio, che oggi sta fuori dalla ZES, perché si dovrebbe occupare solo ed esclusivamente di Roma, mentre, ad onta di 3 milioni di abitanti sull'area metropolitana, abbiamo un altro milione e mezzo di abitanti sulle province del Lazio che sono esclusi oggi dalla ZES, perché a Bruxelles e Strasburgo sono stati mandati dati sbagliati dal Governo di centrosinistra, che l'ha amministrata per 20 anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
    Passando poi alla proroga delle convenzioni sugli LSU e al monitoraggio dei fondi per il Piano di transizione, è ammessa la possibilità dell'autoconsumo per la prima volta con gli impianti anche a distanza. Infatti, se c'è la possibilità di utilizzare fonti rinnovabili, quelle fonti rinnovabili hanno la necessità di essere inserite all'interno della rete e quindi, a sistema, per dare un vantaggio, un'utilità che in passato la sinistra ha saltato a piè pari. Allora andiamo velocemente anche all'esame delle indicazioni che riguardano, poi, la parte più succosa e importante del decreto, che ruota attorno alle novità in materia di lavoro.
    Bene, su questo, come possiamo saltare la promozione dell'occupazione per risorse messe a disposizione per 2,8 miliardi a valere sul Programma nazionale Giovani, donne e lavoro per il periodo 2021-2027? Questi sono numeri, sono cifre. L'eristica è una parte della filosofia che si occupa, invece, di chiacchiere. Noi preferiamo suddividerci il lavoro, occuparci noi di fatti e lasciare le chiacchiere agli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per parlare, molto brevemente, di quello che è stato il limite che qualcuno diceva prima, “ah, ma ci si riferisce soltanto ai nuovi occupati”, è chiaro che se c'è la possibilità - anzi, c'è, in questo momento, il diritto - utile ad assumere dei lavoratori non solo sotto i 35 anni, ma a promuovere attività di autoimprenditorialità per gli stessi autonomi fino a 35 anni, si fa riferimento a queste due grandi categorie, autonomi da una parte, dipendenti dall'altra, prendendo come parametro di riferimento non soltanto l'età, ma anche il profilo giovanile, perché, oltre al bonus giovani, abbiamo il bonus donne, che si va a sommare agli altri bonus previsti all'interno di questo decreto.
    Per le zone del Mezzogiorno - mi spiace deludere qualche uccello del malaugurio - abbiamo addirittura il requisito dell'impiego regolarmente retribuito, come assenza, per l'ammissione al beneficio, di 6 mesi, mentre per tutto il resto del Paese è di 24 mesi. Quindi, un particolare rilievo e riferimento viene fatto ai lavoratori rimasti a casa, purtroppo soprattutto nel nostro Mezzogiorno.
    Per passare molto velocemente all'ultima parte del decreto, questa riguarda l'inserimento nella piattaforma SIISL, dove, per la prima volta, c'è la possibilità di un matching vero tra domanda e offerta di lavoro anche grazie all'utilizzo dello strumento dell'intelligenza artificiale.
    Allora, andiamo a concludere. Probabilmente, qualcuno vuole cercare di gettare nuovamente ghiaia all'interno degli ingranaggi e, soprattutto, fumo su questo decreto, signor Presidente. Questo è un mio pensiero e valga per quello che è rispetto a una fase ulteriore che si sta portando avanti, perché se questo decreto viene approvato definitivamente il giorno dopo il decreto sull'autonomia differenziata, significa che questo Governo sta dando attuazione all'utilizzo di risorse differenziate laddove ve ne è maggiore bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo è il problema dei detrattori di questo decreto.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Concluda.

    NICOLA OTTAVIANI

    NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Allora, ecco perché - e vado davvero a concludere - qui siamo in linea con l'attuazione autentica dell'articolo 4 della Costituzione, perché il nostro articolo 4 di quel meraviglioso dettato del 1948 non fa riferimento semplicemente alla tutela del lavoro, ma all'introduzione di strumenti che rendano effettivo il diritto al lavoro e che non lo rendano meramente farisaico. Ecco perché votiamo “sì” alla fiducia al Governo che lotta contro il pregiudizio, al Governo che non aderisce a quel principio folle che qualcuno aveva cercato di declinare e che veniva definito come la decrescita felice, votiamo “sì” al Governo che attua la felicità delle riforme costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lai. Ne ha facoltà.

    SILVIO LAI

    SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, siamo davanti a un altro voto di fiducia su un decreto che in questo caso, in particolare, ha solo sfiorato questo ramo del Parlamento. Ormai siamo ai record demoliti ogni giorno. Sui tempi siamo al minimo storico: tre ore in Commissione e una giornata in Aula. Sui contenuti siamo a un'approvazione al buio o un testo sconosciuto a due terzi dei parlamentari, totalmente esclusi dalla discussione. Sì, perché i gruppi possono anche aver discusso i contenuti principali, ma il ruolo di ogni singolo parlamentare, di maggioranza o di opposizione, la possibilità di partecipare e influire sulle dinamiche che si sviluppano all'interno delle Commissioni competenti, di portare un contributo di esperienza e di conoscenza del proprio territorio non ci sono più.

    Questa è una fiducia al buio, e voi siete accecati. Vi state affidando a un'ondata di consenso, come altre ce ne sono state, in questi ultimi anni. Ondate che, però, si sono dissolte con la stessa velocità con la quale erano nate, quando queste avevano dato alla testa, interpretando il proprio mandato come un mandato assoluto, per poi raccogliere i cocci di istituzioni sfibrate e cittadini delusi. Siamo esattamente qui oggi, il punto più alto è stato toccato e ora si iniziano a scorgere gli errori e le marce indietro, il nervosismo di chi si era abituato a credere di avere il tocco di Mida e si ritrova, invece, le mani sporche di altro, deluso dai familiari sporchi e maleducati che aveva chiuso nella stanza e nascosto agli ospiti, con il pranzo con i suoceri di C'è ancora domani.
    Se non si fanno onestamente i conti con se stessi, la vera natura emerge sempre prima o poi, come le importanti e necessarie inchieste giornalistiche mostrano o come emerge spesso dai fatti di cronaca: gli spari, i saluti romani, le dichiarazioni violente e volgari di un consigliere comunale o regionale. Tuttavia, c'è chi lo ha già capito anticipatamente e lascia la barca ancora in navigazione.
    Cito questo caso, perché è strettamente legato al testo su cui il Governo chiede oggi la fiducia. Vede, Presidente, le elezioni europee hanno segnato dati inequivocabili, poi li si può interpretare come si vuole. La decantata vittoria del Governo non esiste, tiene in percentuale, ma si riducono i voti, 2 milioni, dopo solo due anni. Un'Italia così isolata in Europa non si era mai vista e dare la colpa agli europei, brutti e cattivi, non nasconde per niente il danno di immagine e credibilità portato dalla Premier, che sacrifica il Paese per provare a tenere insieme un gruppo politico europeo che si sfalda ogni giorno di più. La destra cresce, certamente, ma le forze europeiste tengono. In Europa, con le elezioni europee, e come in Francia, ieri. Naturalmente, siamo certi che l'Italia avrà il suo commissario, ma non per merito di qualcuno, ci mancherebbe pure, lo prende anche il più piccolo degli Stati. Tuttavia, se l'esito sarà quello che si annuncia in queste ore, ovvero la promozione del Ministro Fitto, lì avremo l'unico vero vincitore di questa partita europea della Premier: Fitto, che fuggirà dalle sue responsabilità di aver pasticciato, come un dottor Frankenstein, sul destino del Sud, per assumere un ruolo di commissario europeo - qualunque esso sia, anche la più finta e piccola delle deleghe andrà bene - pur di fuggire dal caos realizzato.
    Sembrate già nella fase nella quale ognuno inizia a pensare per sé, a guardare l'orizzonte per scegliere il momento giusto per lasciare la barca che affonda, e, nel frattempo e senza vergogna, è ben attaccato ad ancoraggi più solidi. Lo dimostrano le posizioni diametralmente opposte di Forza Italia e Tajani, da una parte, e di Salvini e della Lega, dall'altra parte, sulla Commissione europea, con la Presidente Meloni che si rifugia in un gattopardesco voto di astensione, in attesa di sapere se avranno qualcosina in più da usare per la sua piccola propaganda in Italia.
    Naturalmente, questo giudizio generale, che inquadra anche questo decreto, non attenua la necessità di rendere anche palese il merito di questi atti concreti che vi vantate di produrre e gli effetti che, invece, produrranno. Questo decreto poteva essere molto importante - è vero -, invece potremmo commentarlo con: tanto rumore per nulla. Non c'era mica bisogno di un decreto per istituire l'ennesima - forse l'ottava o la nona - cabina di regia per rafforzare il modello imperiale del Ministro per la coesione. Un'ennesima messe di assunzioni di dirigenti e funzionari in un Ministero: altro che Roma ladrona o altro che salviamo il Sud, questo è semplicemente un ulteriore costo burocratico, che si aggiunge alla riduzione delle risorse per il Mezzogiorno, perché questo lo dicono i dati, se volete leggerli. Proprio in questi giorni è stato pubblicato, in una rivista di economia internazionale, uno studio sull'impatto economico del PNRR in Italia, che presenta dati impressionanti. L'investimento pubblico del PNRR ammonta a 131 miliardi - più o meno l'8 per cento del PIL calcolato sul 2020, tanto per dare una dimensione - di cui 52,4 miliardi nel Mezzogiorno e 78,6 nel Centro-Nord. Il dato che emerge è che la spesa in infrastrutture del 40 per cento, con questa divisione, avrebbe migliorato di un solo punto percentuale il divario di produttività tra Mezzogiorno e Centro-Nord, portando dall'attuale 75 per cento a un futuribile, se tutto va bene, 76 per cento. Mi ha fatto molto riflettere questo dato, perché indica chiaramente una strada da percorrere che porta in una direzione ostinatamente contraria a quello che fate voi e che fate percorrere voi al Paese.
    Con questo decreto, ovvero anche con l'autonomia differenziata che si basa sul lasciare le risorse dove si formano, non si colma niente; si accentua semplicemente la differenza tra territori, a favore di quelli già avanti, che diventano ulteriormente attrattivi per le imprese e per le persone che, però, non possono che arrivare da dove imprese e servizi non ce ne sono, quindi con l'emigrazione. Si prende atto che esiste un divario infrastrutturale che incide sulla capacità produttiva, un divario di infrastrutture che diventa drammatico nelle Isole e, certamente, non si affronta con il ponte sullo Stretto: un investimento imponente in un unico luogo, tutto finanziato con fondi di coesione per il Sud che vincolano i prossimi vent'anni. Si affronta, invece, con gli investimenti in infrastrutture interne di connessione, altrimenti lo si peggiora, questo divario. Nel vostro PNRR rivisto, il vincolo del 40 per cento al Sud permane, ma su un perimetro ridotto, che esclude sia Rete ferroviaria italiana che ANAS. Quindi, si riduce enormemente il dato: alcuni media hanno parlato addirittura dal 40 al 19 per cento. Ebbene, il paradosso è che il PNRR, come modificato da voi, non consentirà neanche di mantenere intatto il divario tra Nord e Sud, ma lo aggraverà.
    Non solo, perché non è soltanto quello che aggraverà la situazione. Sul Fondo perequativo infrastrutturale siamo addirittura al ridicolo. Diventa un fondo dedicato esclusivamente al Mezzogiorno, tanto proclamato, solo che dei 4,6 miliardi iniziali sono rimasti soltanto 700 milioni e tutto per il 100 per cento di questa cifra, ma che non equivale neanche all'80 per cento dello stanziamento originario. Insomma, dovevano esserci 3,7 miliardi di Fondo perequativo per il Sud e spariscono 3 miliardi perché servono a coprire il gioco delle tre carte del Ministro Fitto. Lo stesso vale per le misure di assunzione di donne e giovani.
    Se le misure di sostegno sono identiche, queste approfondiscono il divario e causano solo una cosa: emigrazione dal Sud al Nord. Se questo è quello che disegnate e volete, state andando nella direzione giusta.
    Ora, a questo danno quantitativo, cioè gli investimenti da voi ridotti nel Mezzogiorno che accentueranno le differenze, si somma un dato che è rappresentato dall'accentramento perpetrato con una sequenza di normative che hanno impregnato tutte le vostre disposizioni e che, peraltro, hanno anche prodotto un ritardo di quasi un anno sulla realizzazione del PNRR. Per quanto ci riempiate di notizie sul record di rate richieste e non pagate del programma italiano - peraltro l'unico ad avere una rateazione così numerosa, quindi, quando noi siamo alla sesta e gli altri alla quarta, in realtà sono più avanti loro - vi sarà il pacco che l'attuale Ministro della coesione lascerà al suo successore una volta fuggito a Bruxelles.
    Una mostruosità costruita in 24 mesi, cabine di regia facili da far partire e impossibili da gestire nei tempi dati che esploderanno in tutte le loro contraddizioni.
    Ora, guardiamo al disegno complessivo degli ultimi tre decreti che riguardano PNRR, politiche di coesione e Sud. Il primo, il decreto-legge PNRR, ha introdotto il principio del definanziamento, per cui alcune misure sono state spostate dal PNRR a un finanziamento ultroneo, differente, peraltro già destinato al Sud e, quindi, è stato in qualche modo impoverito il Sud: una riscrittura totale del Piano che ha messo anche in imbarazzo regioni, comuni e persino il sistema sanitario, per la sottrazione delle risorse alle case della salute, ad esempio.
    Poi, nel decreto-legge Sud, il secondo, avete introdotto la riforma del Fondo di coesione e, quindi, definito degli accordi di coesione che hanno spostato su Palazzo Chigi il potere della scelta delle priorità per i territori regionali. Con quella cosa, avete anche fatto la zona economica speciale unica, dove siamo passati al principio che tutto è ZES, senza nessuna selettività e possibilità di scelta da parte dei territori su vocazioni specifiche o coordinamento delle politiche. Guardate che “tutto ZES” vuol dire “niente ZES” e ZES centralizzata vuol dire ritardi. Tant'è vero che in questo decreto c'è ancora un mese in più prima di far partire il programma che consente di dare poi in qualche modo le autorizzazioni alle imprese. Vuol dire deresponsabilizzazione dei territori e oscurità delle scelte, come dice la Corte dei conti.
    Inoltre, con il decreto Coesione, sul quale oggi avete chiesto la fiducia, ancora rafforzate ulteriormente la centralizzazione delle scelte con un'altra cabina di regia. Fra un po' dovrete fare una cabina di regia per coordinare le cabine di regia, e lo consiglio al Ministro che sostituirà Fitto dopo questa partenza. Eppure, il disegno del PNRR era esattamente il contrario.
    La Missione 1 serviva a destinare le risorse al potenziamento della capacità amministrativa nazionale e locale, dando a quella nazionale le funzioni di controllo e coordinamento e a quella locale compiti di progettazione e realizzazione. Ma questo non sta succedendo; si ottiene, invece, con il vostro meccanismo, un controllo ossessivo che rallenta - come dimostra oggi il pericoloso quotidiano di sinistra Il Sole 24 Ore - e crea zone d'ombra - come dice anche lì una pericolosa struttura comunista come la Corte dei conti - perché non tutto si può controllare.
    Presidente, mi permetta di concludere: oggi in quest'Aula parliamo di coesione, centralizzando tutto e per paradosso - ma non lo è - solo una settimana fa, con una procedura accelerata e senza consentire i necessari approfondimenti, senza ascoltare le valutazioni che provenivano dal Paese, dai sindaci, dalle regioni e persino dalla Conferenza episcopale italiana, avete votato la possibilità di una estrema regionalizzazione e avete allontanato così le speranze di tanti giovani e tante comunità che, da sempre, lottano per ridurre le disuguaglianze e affermare diritti e giustizia sociale.
    Mi ha fatto un po' tenerezza, oggi, il Ministro Musumeci, che ha definito la richiesta del presidente del Veneto come assolutamente precoce. Attraverso lei, Presidente, chiedo al Ministro: ma lei pensava davvero che fosse solo una finta? Nel nome di un patto politico, fatto di interessi, avete diviso così i cittadini in categorie: quelli che potranno curarsi, formarsi, costruirsi un futuro e quelli che vedranno ridotte le loro aspettative, costretti, per sopravvivere decentemente, ad emigrare.
    Oggi voi non avete diritto a parlare di coesione, ma solo di separazione. Per questo, la nostra battaglia continua qui nel Parlamento e nelle piazze, utilizzando tutti gli strumenti, compresi i referendum, per bocciare le vostre politiche contro quel Paese e quella patria “una e indivisibile” - come dice la Costituzione - che hanno voluto coloro che ci hanno liberato dal nazifascismo che ideologicamente, purtroppo, è ancora nella vostra gioventù, perché così vi è stato insegnato.
    Per questo e per quello che state facendo, come democratici e cittadini italiani, votiamo “no”, convintamente, a questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Testa. Ne ha facoltà.

    GUERINO TESTA

    GUERINO TESTA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a lei, ai rappresentanti del Governo e agli onorevoli colleghi. Atterra, finalmente, presso la Camera dei deputati oggi per la fiducia un provvedimento di fondamentale importanza per la migliore e più efficiente politica di coesione 2021-2027. Parliamo di un testo che ha una portata straripante e, ovviamente, dissento rispetto a quello che ho ascoltato, sempre con grande rispetto, nell'ultimo intervento del rappresentante del PD.

    Siamo di fronte a un testo che, in maniera organica e direi tangibile, interviene su diversi ambiti: dal lavoro dei giovani e delle donne, all'autoimpiego, affronta in maniera molto pratica alcune questioni legate all'utilizzo più puntuale dei fondi europei e nazionali per la coesione territoriale, in un'ottica di sostegno e di crescita dell'intero Paese.
    Il decreto-legge che stiamo per approvare in maniera definitiva contiene investimenti sulle competenze anche per i lavoratori in esubero delle grandi aziende - un tema molto sentito quello delle aziende in crisi - e per la valorizzazione delle opportunità che la tecnologia ci offre con innovazioni grazie alla piattaforma telematica detta SIISL.
    Questa è in estrema sintesi - ma poi entrerò maggiormente nel dettaglio - la grande rivoluzione che è all'interno di questo provvedimento. Stiamo per realizzare una vera e propria riforma della politica di coesione che è inserita nel processo di revisione del PNRR al fine di accelerare e rafforzare l'attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027, finalizzati in maniera strutturale a ridurre i divari e i vari dislivelli nazionali.
    Per un quadro d'insieme e per una valutazione più completa, il provvedimento d'urgenza va letto ad ampio spettro e in combinato disposto con i dettati e le riforme del PNRR che prevede un robusto impegno normativo teso ad accelerare l'attuazione e ad incrementare l'efficienza della politica di coesione europea.
    Il nuovo provvedimento, alla luce di queste considerazioni, intende attuare le riforme del PNRR e si muove in combinato disposto con la cornice già tracciata nel decreto-legge Sud. In particolare, si muove su tre indirizzi principali e ben specifici: misure per attuare la riforma della politica di coesione, gli interventi per lo sviluppo, gli interventi per il lavoro. Quando si insediò questo Governo nel nostro Paese, circa un anno un anno e mezzo fa - è bene ricordarlo - si riteneva che non vi fosse alcuna possibilità di rimodulare il PNRR.
    La sinistra e tutta l'opposizione remavano contro e continuano, a distanza di questo anno e mezzo, a osteggiare qualsiasi misura del nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dell'Esecutivo intero. Siamo stati sbeffeggiati, denigrati, screditati dalla sinistra in Italia ma specialmente all'estero, ma in realtà le cose sono andate in maniera diversa, in maniera completamente diversa.
    Il G7, di pochi giorni fa, è stato un successo mondiale che ha ribadito il ruolo strategico internazionale dell'Italia e della leadership di Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), unica leader, tra i sette leader, con un solido consenso elettorale. La stampa internazionale - e non quella vicino alla nostra parte politica - loda l'azione del Governo Meloni, principalmente sulle politiche economiche e di sviluppo del Paese, cosa che non era più accaduta da decenni nei confronti dell'Italia. I mercati internazionali apprezzano le misure sino ad oggi introdotte e mi riferisco in maniera principale alla riforma storica del sistema fiscale italiano.
    Pertanto, cari colleghi dell'opposizione, i vostri proclami, le vostre cassandre, i tentativi di seminare paura e terrore negli italiani sono stati inutili e vani, continuano ad esserlo e continueranno ad esserlo anche nel prossimo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Gli italiani hanno premiato questo Governo e, in particolare, Giorgia Meloni: basta vedere i sondaggi degli ultimi giorni che confermano il primato di Fratelli d'Italia, del centrodestra, e il nostro partito rimane in maniera solida il primo partito del Paese.
    Quando si parla di incentivi, non si parla di sussidi a pioggia, di decine di miliardi di euro sprecati come ha fatto il Governo Conte, pregiudicando gli indirizzi di crescita e di sviluppo dei prossimi anni, ma della capacità di innescare processi virtuosi che oggettivamente creano possibilità di sviluppo a lungo termine; pertanto, si chiamano incentivi e non sussidi.
    Al Governo Meloni e al nostro Ministro Raffaele Fitto va ascritto il grande merito di aver impresso un'accelerazione decisiva, robusta sulle riforme del sistema della spesa dei fondi. Si privilegiano gli interventi che creano realmente sviluppo e che hanno l'obiettivo principale di superare il divario esistente tra le regioni del Mezzogiorno e le altre del Paese. Questa è l'azione convinta del Governo Meloni, dal dissesto idrogeologico ai rifiuti, dall'idrico all'energia, fino al sistema delle imprese; questi sono alcuni dei settori prioritari che si stanno prendendo in esame in questo decreto.
    Ritornando al tema del lavoro, gli interventi previsti all'interno di questo decreto-legge stimolano la riflessione sulla misura “Decontribuzione Sud”, al centro del dibattito pubblico nelle scorse settimane e oggetto, come spesso accade, di imprecisioni e polemiche strumentali. È notizia della scorsa settimana, cari colleghi, che grazie al Ministro Fitto, che ringraziamo nuovamente, è stata ottenuta la proroga di questa importante misura sino al 31 dicembre di quest'anno, con un'apertura reale da parte delle istituzioni europee sulla possibilità di renderla misura strutturale, a dimostrazione di quanto la polemica strumentale, catastrofista dell'opposizione sia fallace.
    La misura “Decontribuzione Sud” è stata infatti decisa dall'Europa come strumento straordinario per affrontare prima la crisi dovuta alla pandemia, poi quella correlata alla guerra in Ucraina. Non a caso, anche i Governi che ci hanno preceduto hanno potuto procedere solo attraverso proroghe di sei o di dodici mesi, proprio come il Governo Meloni.
    L'Europa adesso ha deciso che misure del genere debbano essere interrotte in tutti gli Stati, quindi il Ministro Fitto, con grande autorevolezza, sta tenendo aperto il dialogo con la Commissione per ottenere un'apertura per misure analoghe, che abbiano però una natura strutturale di incentivi per i giovani, al fine di permettergli di costruire un futuro dignitoso, e non l'ennesimo sussidio di Stato. Tali misure, in buona parte, sono già previste, appunto, in questo decreto.
    Sul piano delle infrastrutture, tema fondamentale molto caro al centrodestra e a Fratelli d'Italia, è previsto che almeno il 40 per cento delle risorse venga riservato al Sud. Non mancano gli interventi per scuole e istituti tecnici, oltre a quelli per la legalità, con i quali ad esempio si punta alla reingegnerizzazione del sistema informativo e della banca dati della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
    Tutti interventi che rientrano nel quadro della revisione del PNRR, portata avanti con autorevolezza dal nostro Governo in Europa e in sintonia con altri provvedimenti, come ad esempio la ZES unica per il Sud, una vera e propria rivoluzione che consentirà finalmente al Mezzogiorno, in maniera concreta e non con fatti astratti, di crescere e colmare il divario con il resto dell'Italia e con il resto dell'Europa. Aggiungo ancora come all'interno delle misure previste, sempre in tema di lavoro, si affianca quella recentemente approvata relativa al maxi sconto sul costo del lavoro per chi assume a tempo indeterminato. Anche qui stiamo mandando in onda, mandando in scena un concetto di lavoro e di sistema totalmente diverso rispetto al passato.
    Le aziende - che con nuove assunzioni aumenteranno i propri occupati - potranno infatti beneficiare di una maggiorazione pari al 120 per cento del costo ammesso in deduzione, che sale al 130 per cento se i nuovi assunti rientrano nelle cosiddette categorie fragili. È uno strumento che darà una spinta alle assunzioni stabili, cui si affiancheranno presto anche gli incentivi per l'occupazione di donne, giovani e nel Sud, previsti da questo decreto Coesione.
    Pertanto, signor Presidente e cari colleghi, Fratelli d'Italia non può che condividere in pieno il contenuto normativo di questo decreto Coesione, che prosegue nell'opera di perfezionamento della macchina amministrativa e rappresenta una tappa fondamentale per accelerare lo sviluppo dell'Italia e - come dicevo prima - del Mezzogiorno e che consentirà il rafforzamento della capacità amministrativa a tutti i livelli, al fine di un più puntuale utilizzo dei fondi destinati alle aree più svantaggiate del Paese, anche nel quadro del PNRR.
    Voglio dare alcuni dati, che sono stati diffusi dallo Svimez la scorsa settimana e che evidenziano come il Sud sia cresciuto in media dell'1,3 per cento rispetto al 2023 e quindi più del resto d'Italia, che registra mediamente una crescita dello 0,9 per cento. C'è una ragione di fondo che motiva la necessità di una migliore razionalizzazione della spesa, ossia quella di non perdere nemmeno un centesimo dei fondi europei. Lo si può fare dando unitarietà strategica e visione comune delle principali politiche di sviluppo e di coesione ed è proprio quello che cerchiamo di fare con questo decreto-legge.
    Non dimentichiamoci che stiamo discutendo di fondi che finanziano interventi della politica di coesione negli anni che vanno dal 2021 al 2027. Vado alla conclusione, caro Presidente. Un puntuale utilizzo di questi fondi significa ridurre i divari territoriali che, purtroppo, ancora ci sono, nonostante ci siano alcuni elementi che fanno ben sperare in una crescita migliore.
    Ringrazio i colleghi del Senato per il lavoro svolto, perché è stato un lavoro meticoloso, che ha migliorato ulteriormente l'impianto normativo iniziale attraverso una vasta attività emendativa, dalle infrastrutture per rischio idrogeologico alla protezione dell'ambiente, all'energia, alla transizione digitale, a quella del verde. Si tratta di una serie di programmi di investimento per complessivi 74 miliardi di euro, che sono finanziati per 42 miliardi con risorse europee e per 32 miliardi con risorse nazionali. La ratio del complesso di queste norme è quindi quella di arrivare a un più puntuale coordinamento delle politiche nazionali e di quelle regionali, posto che la politica di coesione deve essere attuata in piena sinergia - così come lo si sta facendo - tra lo Stato e le regioni, una complementarità degli interventi che deve riguardare sia gli accordi di coesione tra Stato e regioni, sia l'utilizzo dei fondi del PNRR.
    Vado alla conclusione, esprimendo ovviamente il voto più convinto e netto sulla fiducia da parte di tutto il gruppo di Fratelli d'Italia e vorrei evidenziare come questo decreto rappresenti un cambio di paradigma chiaro che prevede un approccio pienamente improntato al risultato e al monitoraggio dei risultati, che viene fatto a livello centrale. Si punta altresì allo sviluppo delle tecnologie critiche di quei settori che hanno investimenti con un alto moltiplicatore, tra i quali i semiconduttori avanzati, l'intelligenza artificiale, le tecnologie quantistiche e le biotecnologie. Per queste ragioni, signor Presidente, come ho detto poc'anzi, voteremo convintamente la fiducia sull'insieme di queste norme e andremo avanti sempre più convinti che stiamo cambiando l'Italia in meglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

    Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 16, sospendo la seduta fino a tale ora. Quindi, la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 16.

    (Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1933)

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

    Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
    Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata già effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà, quindi, inizio dal deputato Schiano di Visconti.
    Invito i deputati Segretari a procedere alla chiama.
    (Segue la chiama).

  • Sull'ordine dei lavori.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Franco Manes. Ne ha facoltà.

    FRANCO MANES

    FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Le immagini trasmesse dell'evento alluvionale di questo fine settimana, che ha colpito la mia regione, la Valle d'Aosta, e il vicino Canavese, in Piemonte, per l'ennesima volta, hanno evidenziato la fragilità di certi territori. Recenti studi hanno dimostrato che il surriscaldamento odierno sulle Alpi procede a velocità quasi doppia rispetto alla media globale. Le Alpi rappresentano, in un certo senso, la cartina di tornasole del cambiamento climatico, mostrando in anticipo dinamiche che si svilupperanno in altri territori.

    Più volte, il sottoscritto, in quest'Aula, aveva evidenziato come l'ecosistema montagna sia stato il primo ecosistema ad andare in crisi. Le aree interne, i territori di montagna, le aree acclivi diventano, quindi, elementi imprescindibili se si vogliono veramente contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, soprattutto nel nostro Paese.
    Mi rivolgo, quindi, a lei, signor Presidente, affinché possa farsi tramite con il Governo per sollecitare ad intervenire con urgenza, con misure e fondi adeguati a sostenere gli interventi iniziali per la messa in sicurezza delle aree interessate dagli eventi e per sostenere le innumerevoli attività imprenditoriali nel settore commerciale, del comparto turistico, alberghiero e agricolo che si sono venute a trovare in difficoltà.
    Però, signor Presidente, ora è necessario, in maniera assoluta, ripristinare l'accessibilità alla vallata di Cogne e a Cogne, un'eccellenza delle Alpi Nord-occidentali, un paese con innumerevoli strutture alberghiere e di ristorazione, la porta di ingresso al Parco nazionale Gran Paradiso, e garantire a Cervinia, nella Valtournenche, idonei mezzi per ripristinare le infrastrutture interessate dai fenomeni, come anche i danni derivati dallo straripamento della Dora Baltea nella vallata centrale della mia regione. I valdostani stanno dimostrando nuovamente, dopo la tragica alluvione del 2000, come le popolazioni di montagna sanno rimboccarsi le maniche, come, d'altronde, hanno fatto e stanno facendo gli amici romagnoli ed emiliani.
    Un grazie ai sindaci, alle amministrazioni comunali, che ancora una volta dimostrano coesione e compattezza, al sistema della Protezione civile valdostana che per l'ennesima volta dimostra l'alta preparazione e professionalità, ai volontari delle associazioni del territorio, alle Forze dell'ordine, al governo regionale, che si è attivato immediatamente. Ora servono, però, le risorse e le azioni del Governo italiano e soprattutto - e, ripeto, soprattutto - la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, come di fatto auspicato nella tarda serata di domenica dal Capo di Dipartimento della Protezione civile, ingegner Curcio, nell'incontro con il governo regionale ad Aosta.
    Ha ragione il ministro Musumeci a definire questi eventi non più eccezionali, ma devono, invece, essere eccezionali le misure e le programmazioni future, per contrastare e governare i cambiamenti climatici da parte dello Stato italiano.
    Concludo, signor Presidente, ringraziando il Governo per l'immediata dimostrazione di vicinanza verso la mia regione e i tanti colleghi parlamentari - possiamo dire valdostani di adozione - che mi hanno espresso personale vicinanza. La Valle d'Aosta è una regione turistica, le aree interessate dall'evento rappresentano alcune delle località più importanti della nostra regione. I danni sono rilevanti, ma in questo momento è necessario l'impegno di tutti: del Parlamento, di tutti i gruppi politici e del Governo, per garantire il prima possibile l'accessibilità migliore a tutte le aree interessate dagli eventi.
    Questa volta, signor Presidente, per fortuna non piangiamo vittime, ma dobbiamo quindi essere ancora più efficienti. I valdostani e i piemontesi lo stanno facendo; sono sicuro che lo farà anche il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento, il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

    MARCO GRIMALDI

    MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, nelle scorse ore le popolazioni valdostana e piemontese sono state colpite da fenomeni climatici estremi. Lo diciamo da tempo: non chiamatelo maltempo. A loro, a queste popolazioni, ai miei concittadini, agli amministratori locali, ai turisti (molti coinvolti), va innanzitutto la nostra vicinanza e solidarietà, così come alla Protezione civile e a tutte le persone che si sono riversate, subito dopo, nelle strade, a dare una mano. Frane, crolli ed esondazioni hanno - come avrà visto, Presidente - bloccato strade e ponti, tirato giù alberi, isolato centri urbani e colpito infrastrutture chiave come la rete idrica e quella idraulica. Come raccontava il collega, nelle zone di Cogne oltre 500 persone sono state già evacuate. L'esondazione della Dora Baltea ha travolto i terreni coltivati, appunto, dalla bassa Valle a tutta la campagna di Hône.

    In Piemonte avrete visto, colleghi, una frana ha ostruito la provinciale 460 del Gran Paradiso, tra Locana e Noasca, e diversi corsi d'acqua hanno superato, appunto, la soglia di pericolo. La stessa cascata di Noasca è diventata una gigantesca massa d'acqua, che ha sommerso il ponte sulla strada verso Ceresole Reale e ha causato la piena che è finita su tutti i social.
    La verità è che le Alpi sono diventate un vero e proprio hotspot dei cambiamenti climatici. Da due anni raggiungiamo ormai lo zero termico oltre i 5.200 metri, un record che porta il ghiaccio a fondere anche addirittura sulle vette del Monte Bianco. Le massime e le minime aumentano di mezzo grado ogni 10 anni. La riduzione drastica del cosiddetto “effetto albedo” significa meno neve, rocce e terra esposte, più radiazioni solari trattenute.
    L'urbanizzazione a quote sempre più elevate, la crescita di impianti di riscaldamento, la forte antropizzazione e forme di turismo insostenibile incidono su un ambiente fragile come quello alpino. Lo chiedo a lei, Presidente, lo chiedo ai Ministri e a tutti i climafreghisti che albergano nelle stanze del Governo, se davvero hanno bisogno di ulteriori episodi drammatici come quelli che abbiamo appena raccontato.
    Lo dico, così come lo abbiamo detto tante volte, in quest'Aula: volete convincervi, una volta per tutte, che le preoccupazioni di chi denuncia gli effetti dei cambiamenti climatici non sono deliri paranoici?
    Da Palazzo Chigi si continua a parlare di estremismo. Abbiamo ancora sentito Giorgia Meloni, la scorsa settimana, parlare di eco-follie. Ecco, si continuano a criminalizzare e sbeffeggiare i ragazzi e le ragazze che, disperatamente, con atti di protesta non violenta, cercano di aprirci gli occhi; lo fanno a nome della Terra, delle comunità scientifiche, e soprattutto lo fanno per difendere le popolazioni che ogni giorno vengono colpite, e sono i più fragili a pagare il prezzo più alto.
    Affrontare l'emergenza climatica è una priorità per assicurare un futuro a tutte e tutti noi. Il Governo deve fare subito un piano di adattamento climatico. Per questo chiediamo un'informativa urgente; devono smetterla di concepire le Alpi e i territori montani come fossero un parco giochi di divertimento, soprattutto per i milionari. Lo dico: bisogna smettere di agire in maniera del tutto irresponsabile, per ciò che si ottiene fra un minuto, sacrificando il futuro dei più giovani e della nostra Terra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, sullo stesso argomento, il deputato Mauro Berruto. Ne ha facoltà.

    MAURO BERRUTO

    MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie Presidente e grazie anche ai colleghi Manes e Grimaldi, che sono intervenuti sullo stesso tema, perché ognuno riporta qui le ferite che abbiamo verificato nei nostri territori. Io posso descrivere la situazione, profondamente critica, della città metropolitana di Torino e allora anche io, a fronte dello spudorato atteggiamento negazionista circa il cambiamento climatico come causa di eventi estremi, sono qui a raccontare di un bollettino di guerra: frane, smottamenti, esondazioni, argini di fiume che saltano. Gli effetti della bomba d'acqua che si è abbattuta sul Piemonte nella serata di sabato 29 giugno hanno colpito al cuore il Canavese, le Valli di Lanzo, la Val Susa.

    A Ivrea - città che resta combattiva - la Dora Baltea ha subìto un impatto di oltre tre metri e mezzo di metri cubi di acqua al secondo, che alle 3 di notte hanno mandato sott'acqua una parte della città (via delle Rocchette), hanno causato danni importanti allo stadio della canoa, in città, che ospiterà, tra l'altro, i mondiali di disciplina, nel settembre prossimo. A Banchette, Fiorano, Lessolo, Salerano campi allagati e strade impraticabili. A Locana una frana ha bloccato la strada verso Ceresole Reale. Una tromba d'aria a Busano ha scoperchiato delle case. Potrei continuare, con le Valli di Lanzo, con la Val Susa, col Verbano-Cusio-Ossola, con il comune di Macugnaga.
    Storie tragicamente simili, non solo disagi in tanti paesi, ma persone evacuate, frazioni e alpeggi isolati, viabilità interrotte, famiglie e aziende in ginocchio. Tutto questo mentre, contro ogni logica, il Governo continua a tagliare i fondi contro il dissesto idrogeologico.
    Guardate, noi, segnalando l'ennesima catastrofe, chiediamo tre cose. La prima è, naturalmente, quella di affrontare la realtà, quindi chiediamo un sopralluogo immediato del Governo per definire nel dettaglio la mappatura dei territori colpiti e attivare lo stato di emergenza. La seconda cosa che chiediamo è il piano di ripristino dei servizi pubblici essenziali. In tanti comuni della città metropolitana di Torino, così come della nostra vicina di casa, la Valle d'Aosta - a cui va la nostra solidarietà - occorre ripristinare il buon funzionamento degli acquedotti o della viabilità.
    La terza cosa che chiediamo è che vengano stanziati subito ristori adeguati per i comuni, per le imprese e per le famiglie in difficoltà, anche perché, in tanti territori colpiti, c'è un'economia fortemente orientata al turismo, la stagione è già iniziata e non è possibile immaginare di perdere troppo tempo per riavviare le attività. Oltre a queste tre cose, tuttavia, ne chiediamo una quarta: c'è una proposta di legge che si chiama ricostruzione, qui, alla Camera, che chiediamo possa procedere con celerità e in senso trasversale fra le forze politiche.
    I territori colpiti da eventi catastrofali sono di tutti, colpiscono il nostro Paese senza guardare al colore politico della giunta che li governa e purtroppo, in questo caso, serve un cambio di passo culturale. Questi eventi non sono più da considerare eccezionali, ma strutturali. Meno di un anno fa, 11 mesi fa, a Bardonecchia, sempre nella città metropolitana di Torino, registravamo un evento del tutto simile, che solo per una serie di combinazioni non provocò vittime. Ci sono territori, nel mio Piemonte come in tutta Italia, il cui il problema non è più immaginare se saranno colpiti da un evento meteorologico estremo, ma soltanto quando.
    Allora, serve agire per prevenire e reagire di fronte agli eventi, definendo un protocollo, un vero e proprio codice dei ristori della ricostruzione. Lo abbiamo fra le mani - lo ripeto -, è qui alla Camera, può, anzi deve procedere in senso trasversale e servirà a dare certezza e rapidità di risposta a situazioni che sono sempre più frequenti. Soprattutto, dovrà procedere prima della sciagurata ipotesi di ritrovarci qui a parlare di una prossima emergenza, perché, in caso contrario, chiamarla emergenza sarà l'ennesima ipocrisia.
    Nessun dubbio sulla capacità di reagire dei miei corregionali piemontesi, come degli amici valdostani, che ringrazio, ma anche nessun dubbio sulla volontà di non essere più presi in giro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

    ANTONINO IARIA

    ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi, come gruppo, siamo vicini al Piemonte e alla Val d'Aosta rispetto a quello che è successo, rispetto a questa devastazione legata a eventi atmosferici che continuiamo a definire eccezionali, ma purtroppo non lo sono; sono eventi atmosferici che, come Paese e come mondo, dobbiamo aspettarci sempre più frequentemente.

    Mi associo anche alle parole che hanno appena detto i miei colleghi, ossia che questo Governo forse - anzi, senza forse - deve fare di più. Pensare che questo Governo possa derubricare ciò che effettivamente è successo soltanto a cose normali è veramente ignobile.
    Tra l'altro, pensando di parlare solo di negazionismo climatico, cosa che usano anche a fini elettorali, diventa uno di quei fattori per i quali non affronteremo mai questi problemi con la dovuta accuratezza. Mi riferisco anche al fatto che abbiamo già dimostrazioni del fallimento di questo Governo quando ha dovuto affrontare questi problemi: l'Emilia Romagna è un caso, la Toscana è un altro, ma adesso anche il Piemonte e la Val d'Aosta possono essere l'ennesimo caso. Noi chiaramente chiediamo subito lo stato di emergenza, chiediamo di inviare subito risorse ai comuni, alle città metropolitane e alla regione, per fronteggiare i costi per le opere che dovranno essere fatte domani, per ripristinare le strade e fare in modo che le imprese possano continuare a lavorare, per ripristinare l'accesso non solo ai luoghi turistici, ma anche ai luoghi della città metropolitana di Torino e del Piemonte stesso.
    Il problema fondamentale è che non vorrei che questo Governo, come al solito, a parole, si dice vicino alle regioni e agli enti, ma poi lascia sempre agli enti il dovere di risolvere questi problemi con velocità, cercando di trovare le risorse che in molti casi non trovano. Quindi, non lavatevene le mani, come fate di solito.
    Vorrei che il Ministro Pichetto Fratin venisse a riferire in Aula su cosa intenda fare, se vogliamo fare veramente un nuovo piano straordinario di prevenzione e gestione delle emergenze ambientali e non fare quelle cose che hanno fatto fino adesso e che non servono assolutamente a nulla.
    Vorrei che il Ministro delle Infrastrutture Salvini desse subito una serie di risorse per riuscire a riparare strade, ferrovie e trasporto pubblico e che non facesse sempre quello che lavora per una campagna elettorale futura con opere che non servono, tipo il ponte sullo Stretto.
    Per noi sono queste le opere che servono, sono queste le risorse che bisogna mettere nei comuni, nelle regioni e a favore dei cittadini, per fare in modo che questa Italia funzioni.
    I cambiamenti climatici sono un fatto vero purtroppo. Negarli è soltanto una cosa veramente infantile da parte del Governo che - come ho detto prima - serve soltanto a parlare alla pancia di qualcuno e a ottenere qualche voto in più, ma i problemi restano. Quindi, per favore, smettetela di nascondere la testa sotto la sabbia e affrontate questo problema, che è un problema mondiale, non solo piemontese o valdostano, in maniera seria, da Paese del 2024, non da Paese degli anni Trenta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino, sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

    DANIELA RUFFINO

    DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). La ringrazio, Presidente. Quanto è successo in Piemonte è sicuramente significativo, anche perché sono state toccate alcune zone - e mi riferisco, in particolare, al Canavese - che, sino ad oggi, dimostravano una certa sicurezza.

    Come gruppo Azione-PER, da tantissimo tempo, chiediamo una continuità di finanziamenti e di stanziamenti legati alla messa in sicurezza dei territori. Abbiamo parlato di Ischia, abbiamo parlato delle tantissime zone fragili d'Italia e ci rendiamo conto che, comunque, anche le regioni che, tutto sommato, ci possono apparire più sicure, sono invece molto fragili.
    C'è un abbandono del territorio che dovrebbe far riflettere, quella desertificazione di cui più volte ho parlato in Aula. Il territorio abbandonato, ovviamente, diventa un territorio fragile. I corsi d'acqua irreggimentati, messi in sicurezza, il tema dei servizi interrotti. Si parla di trasporto pubblico locale e ci si dimentica che ci sono tantissime zone del Piemonte che sono totalmente sprovviste di trasporto pubblico locale.
    Ci deve essere un cambio di passo e voglio essere speranzosa che questa nuova tragedia, in qualche modo, faccia riflettere. Come sempre, i piemontesi - ma come gli abitanti di altre regioni d'Italia - si sono rimboccati le maniche, sono intervenuti e hanno cercato di ripristinare alcune zone difficili del territorio. C'è stata sicuramente la richiesta di calamità naturale, ma oramai siamo assuefatti a questa richiesta. Ad ogni disastro e ad ogni emergenza viene fatta una richiesta di fondi; che poi arriveranno? Beh, questo non lo sappiamo. Quello che sappiamo per certo è che, comunque, molto probabilmente, arriveranno altre sciagure. Ora penso che gli italiani tutti, al di là dei piemontesi - e parlo ovviamente in maniera accorata della mia regione - abbiano diritto alla sicurezza, perché quando crollano strade, quando i ponti sono fragili, chiaramente altri disastri si possono avvicinare. Pensiamo soltanto, ad esempio, a uno scuolabus che passa su una strada che crolla.
    Facciamo buona memoria di quanto è accaduto e cerchiamo di dare delle risposte che non siano soltanto la richiesta di calamità naturale.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Passiamo ad un altro argomento. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Fenu. Ne ha facoltà.

    EMILIANO FENU

    EMILIANO FENU (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per richiedere un'informativa urgente al Ministro Piantedosi su quanto è accaduto venerdì scorso a Sassari, presso la sede della società di sicurezza Mondialpol, dove un commando di almeno 20 persone, armato con armi da guerra, si è introdotta nella sede della Mondialpol, mettendo a repentaglio la vita degli agenti privati e prelevando, attraverso l'uso di mezzi pesanti, una quantità di denaro che si aggirerebbe intorno ai 10 milioni di euro, denaro contante che era custodito per il prossimo pagamento delle pensioni.

    Dopo il conflitto a fuoco e la fuga dalla zona dell'assalto, gli stessi - a quanto si legge anche dai quotidiani - avrebbero trovato in parte rifugio presso la stessa città di Sassari.
    La stessa sede era già stata oggetto di assalti negli anni 2016 e 2018 con la stessa tipologia organizzativa, assalti che, per fortuna, si erano conclusi senza spari ad altezza d'uomo, come in questo caso. Anche il 31 gennaio scorso, tre portavalori, in questo caso della Vigilpol, sono stati oggetto di assalto compiuto da un commando, armato di kalashnikov, di almeno dieci persone lungo la statale 131. In quel caso, i banditi, oltre a portare via somme di denaro per circa 4 milioni di euro, avevano ferito gravemente i lavoratori della Vigilpol.
    Quindi, tutto questo per dire che questo fenomeno, che è accaduto venerdì scorso, evidentemente, non è un fenomeno isolato e, quindi, dovrebbe rappresentare un campanello d'allarme per tutte le istituzioni. Ricordo che, da dieci anni, vicino a Sassari, c'è il nuovo carcere di Bancali, dove sono detenute persone in regime di 41-bis. Vi è anche una sezione del circuito di alta sicurezza, in cui sono detenute una decina di persone accusate e condannate per reati connessi al terrorismo internazionale.
    Quindi, al fine di garantire anche ai cittadini sardi un presidio efficace del territorio - che deve essere garantito in primo luogo dal Ministero dell'Interno con particolare riguardo alla provincia di Sassari - noi, oltre all'informativa urgente, abbiamo chiesto anche, con un'interrogazione depositata oggi, se il Ministro non ritenga di convocare con urgenza un tavolo presso il Ministero, al fine soprattutto, considerata l'organizzazione messa in campo da questi criminali ma anche la frequenza con cui questi atti vengono compiuti, di inquadrare dal punto di vista criminale i fatti accaduti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silvio Lai. Ne ha facoltà.

    SILVIO LAI

    SILVIO LAI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi a questa richiesta di informativa urgente al Ministro Piantedosi sui fatti avvenuti questo venerdì alle 19,30, quindi in pieno giorno, a Sassari.

    Sassari è una città di 130.000 abitanti e, per oltre mezz'ora, è stata paralizzata da 20 persone armate di kalashnikov che hanno preso d'assalto un'agenzia di vigilanza dotata di un caveau dove si contavano e in qualche modo si preparavano le risorse per le pensioni che sarebbero state disponibili dal lunedì successivo.
    La banda ha bloccato la città, come detto, per 30 minuti, durante i quali - con una benna sottratta in un altro territorio qualche settimana prima e piazzata lì vicino alla struttura - ha sottratto, sfondando la struttura, una somma di circa 20 milioni di euro.
    Quello che fa più spavento - come si vede da una quantità enorme di filmati, acquisiti dalle Forze dell'ordine, ma fatti da privati cittadini e che sono finiti sulla rete (i filmati sono tutti molto vicini) - è che ciò è avvenuto in un contesto urbano. Sono stati sparati oltre 150 colpi di kalashnikov e solo un miracolo ha evitato morti tra i civili.
    Non solo: soltanto una pattuglia di Carabinieri è intervenuta durante tutta questa mezz'ora di sparatoria incredibile, una pattuglia dei carabinieri che è stata fermata a distanza da una raffica di mitra e che sostanzialmente sembrerebbe fosse l'unica in servizio.
    Dai dati che sono stati denunciati anche dai sindacati delle Forze dell'ordine, Sassari è una città che sostanzialmente ha una sola pattuglia per turno che non è naturalmente in grado di garantire né la sicurezza per i cittadini né la sicurezza per sé. Peraltro, è una città che ha intorno un territorio piuttosto ampio, con un carcere di massima sicurezza dove ci sono 110 persone al 41-bis e, quindi, persone anche pericolose dal punto di vista della possibilità che diventi oggetto di un assalto.
    Ciò che fa più impressione è che si tratta di un evento in cui, per 30 minuti, tutte queste persone molto ben addestrate, evidentemente, tanto da tenere sotto minaccia i Carabinieri e le Forze di sicurezza della stessa agenzia, hanno potuto agire indisturbate. Peraltro, da quanto sembra, sono rimasti lì per oltre una giornata nascosti per poi far disperdere le loro tracce e, nonostante questa permanenza nel territorio, non si è potuto bloccarli.
    Allora, considerate le denunce che avvengono a cura dei sindacati delle Forze di polizia, ci si domanda se non sia il caso, riguardo a questo evento - che segue di sei mesi un altro gravissimo evento della stessa intensità - di valutare con maggiore attenzione quello che è il rischio non solo per la popolazione civile, ma anche per le stesse Forze dell'ordine, che sono in misura così ridotta: infatti, l'organico nel nostro territorio sembra essere addirittura un terzo di quello necessario e un terzo di quello di analoghe città che hanno le stesse necessità. Quindi, ci chiediamo se quell'organico non sia un fattore di rischio anche per le stesse Forze dell'ordine.
    Ci chiediamo se il Governo, che in questi due anni in quel territorio ha inviato soltanto quattro nuove presenze - in due anni, quattro nuove presenze che, peraltro, sostituivano persone andate in pensione - stia ponendo la giusta attenzione a un territorio che non è normalmente esposto a questi eventi così gravi ma che, invece, nella ripetitività degli ultimi mesi, sta mostrando tutta la sua fragilità e tutti i rischi che si corrono persino negli ambiti istituzionali che non sono tutelati e difesi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Giagoni. Ne ha facoltà.

    DARIO GIAGONI

    DARIO GIAGONI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Mi collego al tema citato poc'anzi dai colleghi per commentare l'efferato assalto armato all'istituto di vigilanza Mondialpol nella periferia di Sassari, località Caniga.

    Come ampiamente appreso dagli organi di stampa, un commando di uomini addestrati con tuta mimetica, muniti di armi di vario tipo - per citarne una, kalashnikov - giubbotti antiproiettili e ricetrasmittenti professionali, con un addestramento simile a quello paramilitare, hanno seminato il panico, sparando tra la gente e hanno usato il braccio meccanico di un escavatore per sfondare il muro perimetrale dell'edificio. Inoltre, con una scala, hanno scavalcato la recinzione per accedere ai locali. Qui hanno prelevato il bottino, un'ingente somma, si dice di circa 10 milioni di euro, destinata - pare - ai nostri anziani, ai nostri pensionati, ai nostri nonni e, con l'ausilio della stessa benna, hanno caricato su un furgone i sacchi di denaro per poi scappare in direzione sud, dopo aver incendiato auto, rubato auto e cosparso l'asfalto di chiodi.
    Durante l'assalto alla sede da parte dei malviventi, sono intervenute le Forze dell'ordine, in particolare sul posto i militari del Nucleo operativo radiomobile dei Carabinieri, rimasti illesi grazie al mezzo blindato su cui viaggiavano, che ha parato i colpi di kalashnikov esplosi dai banditi in modo feroce ad altezza uomo.
    Un commando, per raggiungere riprovevoli obiettivi, per denaro, non esita a mettere in pericolo sia le vite di coloro che indossano una divisa sia dei cittadini. È solo per miracolo che non si contano i morti: oggi non saremmo qui a commentare l'accaduto ma ad osservare un minuto di silenzio per le vittime.
    In strada non ci si può affidare solo alla fortuna. È evidente che tutti noi, Ministri competenti, istituzioni preposte dobbiamo fare ancora di più, innanzitutto puntando ad incrementare il capitale umano, a potenziare le risorse e a dotare tutto il parco auto di tutte le Forze di polizia di mezzi blindati.
    Infatti, se in quel momento fosse intervenuta una semplice Panda, pattuglia della stazione nelle vicinanze, ci saremmo trovati di fronte a una nuova strage di Chilivani seppure in tempi e con modi differenti.
    Serve incrementare i servizi di intelligence, questo non è il primo caso. Serve più servizio in strada e meno negli uffici, serve prevenire questi fatti rafforzando sempre la sorveglianza, quando ci sono spostamenti importanti di denaro e costante vigilanza, soprattutto in quelle sedi dove si tengono ingenti somme di denaro. Serve coadiuvare gli interventi delle Forze dell'ordine a terra con elicotteri tenuti comunque a debita distanza, in grado di alzarsi in volo in pochissimi minuti.
    Concludo, signor Presidente, per esprimere vicinanza alle guardie giurate, alle Forze dell'ordine, alle famiglie e ai loro familiari. Come figlio e nipote dell'Arma - visti i tanti encomi, elogi e medaglie del comando generale che adornano la casa della mia famiglia, le mura, oltre al cuore e alla mente - sono disgustato dalle inconcepibili frasi irrispettose, altrettanto feroci, come la tattica usata dai banditi, lasciate sui social da commentatori frustrati o anarchici. Signor Presidente, ne leggo alcuni: “sono contento per loro che il colpo sia riuscito; non hanno fatto niente di male; a nessuno hanno levato soldi”. E, ancora, sarò veloce: “i poliziotti con 1.200 euro di stipendio devono farsi i (…) - uso il “bip” - propri”. Questo è uno dei vari commenti che leggo sui social: forse servirebbe una legge ad hoc, forse servirebbe una querela, forse queste persone dovrebbero essere perseguite.
    Concludo. Abbiamo schierato e si schierano in prima linea sempre le nostre Forze dell'ordine per tutelare la sicurezza della comunità che è continuamente minata, come in questo caso, dalla criminalità organizzata.
    Poi, riferendomi proprio alla frase sui social - perché la lingua o il solo pensiero possono essere taglienti più di una lama - come avrebbe detto il buon attore Giorgio Faletti, mi scusi, Presidente, se uso questa frase: “Minchia, signor tenente” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

    FRANCESCA GHIRRA

    FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per associarmi alla richiesta di un'informativa urgente del Ministro Piantedosi affinché venga a riferirci come intende intervenire con urgenza per garantire la sicurezza sui nostri territori. Purtroppo, quanto è accaduto venerdì scorso a Sassari è estremamente preoccupante: è stata già descritta l'azione del commando di circa venti persone, in tenuta paramilitare, armate di kalashnikov, che hanno tenuto in ostaggio per oltre 40 minuti la città, senza che ci fossero - per fortuna - feriti, sparando oltre 150 colpi ad altezza d'uomo.

    Ci preoccupa perché questa situazione è stata gestita da un'unica pattuglia, che non era nelle condizioni di intervenire e che è quella che copre il territorio di Sassari, che avrebbe la necessità di avere un rinforzo in questo senso, anche perché il colpo, come dimostra la benna che stava lì da qualche settimana, è stato organizzato con grande cura ed è stato anche preceduto da episodi precedenti, come quello di gennaio sulla 131, al bivio di Ardara, eseguito su dei portavalori con le stesse tecniche, o ancora, come è stato ricordato, gli episodi del 2016 e del 2018.
    Giustamente, domani è previsto un sit-in davanti agli uffici territoriali del governo di Sassari e di Cagliari e uno sciopero delle guardie giurate, che chiedono attenzione al Governo rispetto al presidio dei nostri territori. Serve sicuramente un tavolo di concertazione, serve un incremento delle Forze dell'ordine, i nostri territori non possono essere abbandonati. In circostanze differenti, ma che riguardano sempre la poca copertura delle Forze dell'ordine in Sardegna, abbiamo sollecitato un intervento del Ministro Piantedosi ogniqualvolta si è verificato un attentato ai nostri sindaci. Noi abbiamo bisogno di presidi che stiano permanentemente sul territorio, che siano attrezzati per gestire situazioni di questo tipo al fine di evitare che possano succedere tragedie e, soprattutto, che le persone, che si trovano casualmente in queste circostanze, oltre alle guardie giurate e alle Forze dell'ordine stesse, possano essere esposte ad episodi di violenza come questi. La nostra solidarietà, ovviamente, va a tutti coloro che sono stati coinvolti in questa terribile vicenda, ai pensionati che dovranno attendere per ottenere le proprie pensioni e speriamo che il Ministro possa venire rapidamente in Aula a riferirci come intende agire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Così come per gli altri suoi colleghi, abbiamo preso nota delle vostre richieste. La Presidenza le girerà, ovviamente, ai Ministri di competenza. Su questo stesso argomento, chiudiamo il giro degli interventi con l'onorevole Polo. Prego, onorevole.

    BARBARA POLO

    BARBARA POLO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto mi voglio associare alla preoccupazione degli altri colleghi, della minoranza e anche della maggioranza, sull'evento di Sassari di venerdì scorso. La nostra provincia, la nostra terra non è molto abituata a questo tipo di assalti malavitosi ed è un problema che ci siamo posti già da diverso tempo.

    Di recente, prima di questo evento, l'onorevole Deidda ed io abbiamo invitato il Sottosegretario Ferro ad un incontro proprio con i sindacati di Polizia per discutere quali fossero le nuove problematiche di malavita presenti sul nostro territorio e questa, purtroppo, era una delle cose più evidenti e più presenti ultimamente. Esprimendo solidarietà alle Forze dell'ordine, che per noi sono la parte essenziale dell'ordine e della legalità, nulla osta, anzi, concordo sulla richiesta di informativa al Ministro Piantedosi, però vorrei ricordare che l'attuale presidente della regione - MoVimento 5 Stelle-PD - ha professato durante tutta la campagna elettorale: “Meno manganelli e più matite”. Voglio vedere con quali matite fermiamo i kalashnikov (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
    Poi vorrei ricordare ai colleghi dell'opposizione che, con il Ministro Minniti, la Sardegna si è trovata chiusa quattro o cinque distaccamenti di Polizia stradale strategici, caserme di Carabinieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E oggi che il Governo Meloni sta cercando di ridare dignità alle Forze dell'ordine e alle Forze armate, ricordo le polemiche anche recentissime, dell'altro giorno, sulla discussione sui sindacati militari, quasi che comunque ci fosse uno spauracchio: questi servono quando ci servono; quando non ci servono sono fascisti, manganellisti e quant'altro. Ora, a scanso del fatto che questa situazione sicuramente non la auspica nessuno, credo neanche i colleghi dell'opposizione, trovo abbastanza ipocrita e abbastanza singolare, con la situazione che abbiamo in Sardegna circa i presidi in zone che sono comunque difficili da raggiungere e dopo le chiusure citate, addebitare ciò alla scarsa attenzione di questo Governo.
    Lo dico con cognizione di causa, conosco molto bene l'ambiente delle Forze dell'ordine per averne sposata una, insomma, e quindi sono profondamente dispiaciuta per quello che è successo venerdì e mi auguro che il Ministro, come già sollecitato più volte da questa parte politica, intervenga su un territorio che forse, fino a qualche anno fa, aveva un certo tipo di malavita, ma che attualmente purtroppo ne presenta un'altra. Con l'augurio che questi fatti non si ripetano mai più, perché hanno causato oltre che tanta paura anche molta instabilità sociale - perché noi, ripeto, non siamo molto abituati a questo tipo di malavita - mi auguro che al più presto si possa intervenire con soluzioni ulteriori a quelle che già si stanno applicando. Solidarietà, ovviamente, alle guardie giurate, che sicuramente hanno avuto un brutto momento da superare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  • Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1933.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. A questo punto, colleghi, riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 1933. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

    (Esame degli ordini del giorno - A.C. 1933)

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

    Ricordo che, secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 25 giugno scorso, nella seduta odierna si procederà all'esame degli ordini del giorno limitatamente alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo.
    Avverto che l'ordine del giorno n. 9/1933/22 Matera è stato ritirato dalla presentatrice. Ha chiesto di intervenire per illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1933/35 il deputato Casu.

    ANDREA CASU

    ANDREA CASU (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, è una fase di illustrazione degli ordini del giorno che ci consente di avere un confronto prima che il Governo esprima il parere. Noi abbiamo provato con una serie di temi ad affrontare alcune questioni, torniamo con l'ordine del giorno n. 9/1933/35 a porre il tema della necessità di dotare la pubblica amministrazione di tutte quelle risorse umane, di quelle forze che sono necessarie a realizzare anche gli obiettivi che sono contenuti nel decreto Coesione. Da questo punto di vista, ci sono dei passaggi del decreto per un rafforzamento di alcune unità - penso all'articolo 6 e ad altri articoli - ma sicuramente sappiamo bene quanto sia necessario uno sforzo ulteriore.

    Da questo punto di vista, poniamo, ancora una volta, l'attenzione sulla presenza di decine di migliaia di ragazze e ragazzi che hanno già effettuato un concorso, sono già stati selezionati, hanno dimostrato di avere le qualità per essere ritenuti idonei, anche se non vincitori, di concorsi unici e di altri concorsi importanti e possono immediatamente soddisfare il fabbisogno della pubblica amministrazione. Per questo, abbiamo immaginato in questo ordine del giorno un impegno semplice che, tenendo conto di alcuni aspetti - penso alla possibilità di stipulare convenzioni, alla possibilità di attingere a tutto questo potenziale di energie -, impegni il Governo a mettere in atto tutte le azioni di propria competenza, volte a favorire la stipula delle citate convenzioni per il reclutamento del personale necessario, anche tramite lo scorrimento delle graduatorie.
    Ora, questo impegno è l'impegno di un ordine del giorno, ma noi il motivo per cui speriamo che nella giornata di domani possa essere accolto è perché ogni giorno riceviamo decine di segnalazioni - che poi traduciamo anche in puntuali interrogazioni al Ministro Zangrillo, ai Ministri competenti - da parte di queste ragazze, di questi ragazzi che stanno aspettando una chiamata che non arriva mai e nel frattempo vedono magari scadere la propria graduatoria, nel frattempo vedono anche che questa graduatoria non viene nemmeno prorogata e per alcuni di loro può significare anche perdere un'occasione che non si può riproporre, se non hanno poi l'età per poter fare nuovamente i concorsi. Penso, ad esempio, al tema delle Forze armate. Noi abbiamo una certa situazione nella Polizia, nella Guardia di finanza: concorsi, ingiustizie che devono essere sanate da molto tempo e che potrebbero essere sanate. Su questo abbiamo presentato anche alcuni emendamenti nel decreto Sicurezza che si sta affrontando in queste ore, speriamo che possano essere accolti.
    Da questo punto di vista, molto si potrebbe fare anche per quanto riguarda gli obiettivi delle politiche di coesione. Infatti, se vogliamo dare un senso alle parole, il senso della coesione sociale si costruisce anche sulle gambe e sulle braccia, grazie all'intelligenza e all'esperienza delle donne e degli uomini che poi sono chiamati a mettersi al servizio degli enti locali e dei soggetti chiamati a costruirla. E se nelle more delle roboanti dichiarazioni che leggiamo nelle interviste del Ministro Zangrillo c'è la possibilità adesso, comunque, dopo anni anche difficili di blocco del turnover e delle assunzioni, di aprire una nuova fase di rafforzamento, di potenziamento e di rinnovamento della pubblica amministrazione, è importante che, al fianco di una nuova stagione di concorsi, che potranno essere fatti sicuramente con modalità che consentano di espletare tutto nella maniera più rapida possibile, si valorizzi anche questo immenso patrimonio di intelligenze e di esperienze, che è immediatamente disponibile.
    Immaginiamo che da questo punto di vista ci saranno domani altri aspetti del confronto che saranno più serrati tra maggioranza e opposizione, però, nel ribadire anche in questa sede quanto lo strumento delle convenzioni e degli scorrimenti delle graduatorie sia utile, laddove è possibile, e necessario per consentire di raggiungere gli obiettivi, sarebbe importante, a nostro avviso, che non ci fossero divisioni. Per questa ragione, ho illustrato l'ordine del giorno e auspico che domani possa essere accolto.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. L'onorevole Simiani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/1933/5.

    MARCO SIMIANI

    MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Nel provvedimento in esame sono presenti norme relative al contrasto del lavoro sommerso e, conseguentemente, alla prevenzione degli incidenti sui luoghi di lavoro. Conosciamo benissimo il problema delle morti sul lavoro. Anche ieri ci sono stati due morti: uno a Comiso, un operaio di 53 anni, travolto da un autoarticolato, e un altro a Pietrasanta, il quale, mentre stava tagliando una pianta, è stato travolto dal mezzo agricolo.

    Credo che questo continuo stillicidio di persone, uomini e donne, sia un problema che deve occupare non solo questo Parlamento, ma ogni attore, protagonista e non protagonista, della vita lavorativa e dell'intrapresa. In questo momento dobbiamo capire e utilizzare qualsiasi tipo di soluzione e azione. So che c'è stato, sicuramente, un aumento delle forze di controllo e di ispettori per quanto riguarda l'INAIL. C'è stata anche un'azione coerente con alcune nostre proposte legate alla questione della patente a punti. Credo, però, ci debbano essere anche altre soluzioni e in questo ordine del giorno provo a spiegarle. Come sappiamo benissimo, nel mondo del lavoro, con riferimento agli imprenditori, i costi per la formazione, i costi materiali e immateriali che oggi un'azienda ha, riguardano una parte importante che, dal punto di vista economico, spesso, molte aziende non vedono come priorità nell'ambito dell'azione imprenditoriale. E siccome è un problema che ha una ricaduta sociale e, in questo caso, anche vitale per molti nostri lavoratori, è importante capire come poter intervenire nell'ambito della riduzione dei costi per le imprese, con riferimento proprio a quelli legati alla sicurezza sul lavoro.
    Questo riguarda non solo la formazione, ma anche i sistemi di controllo; pensiamo al decreto legislativo n. 231 del 2001, per esempio, così come anche i costi materiali che ogni azienda sostiene nell'ambito della propria attività. Ecco perché noi proponiamo, con questo ordine del giorno, la possibilità di compensare le imprese dal punto di vista fiscale, attraverso un credito d'imposta, con riferimento a tutti i costi che riguardano la sicurezza del lavoro, sia materiale che immateriale. Noi dobbiamo far sì che ci possa essere un aiuto vero per quanto riguarda la formazione e, soprattutto, la sicurezza sul lavoro, dalle varie certificazioni al controllo dei mezzi, fino alla possibilità di definire una strategia per il futuro. Spero che questo ordine del giorno venga accolto e per questo vi ringrazio.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

    RAFFAELE FITTO

    RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/1 Berruto il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, di assumere ulteriori iniziative finalizzate a favorire l'estensione graduale dell'educazione motoria anche alle prime tre classi della scuola primaria”.

    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/2 Orfini il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le condizionalità e i vincoli del Programma nazionale cultura relativo al periodo di programmazione 2021-2027, di inserire, nell'ambito del Piano di azione di cui all'articolo 34, comma 1, del decreto-legge in esame, anche le iniziative afferenti alla realizzazione o alla valorizzazione delle biblioteche”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/3 Manzi e n. 9/1933/4 Zingaretti il parere è contrario.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/5 Simiani il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, di assumere ulteriori iniziative finalizzate a contrastare il lavoro nero ed incentivare la sicurezza sui luoghi di lavoro, anche consentendo alle imprese che fanno investimenti specifici per prevenire incendi, di recuperare una quota di tali investimenti”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/6 Fossi il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a proseguire, anche alla luce delle previsioni contenute nel DPCM 4 marzo 2024, n. 40, nonché nell'articolo 13 del decreto-legge in esame, nell'iter procedimentale già avviato e finalizzato all'istituzione della ZLS della regione Toscana”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/7 Bonafe', n. 9/1933/8 Lacarra, n. 9/1933/9 Ubaldo Pagano e n. 9/1933/10 Stefanazzi il parere è contrario.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/11 Barbagallo il parere è contrario sulle premesse e parere favorevole sull'impegno previa espunzione delle parole da “anche in relazione” fino alla fine del periodo.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Quindi è un parere favorevole con riformulazione, espungendo le premesse.

    RAFFAELE FITTO

    RAFFAELE FITTO, Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/12 Manes il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: sostituire le parole “a riconoscere, nel rispetto del raggiungimento degli obiettivi strategici del piano nazionale di digitalizzazione del nostro Paese” con le seguenti parole: “a valutare l'opportunità di riconoscere, qualora ne ricorrano le condizioni e fermo restando l'esigenza di garantire il raggiungimento degli obiettivi strategici del piano nazionale di digitalizzazione del nostro Paese”.

    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/13 Scotto il parere è favorevole previa espunzione del quarto capoverso delle premesse e riformulazione dell'impegno nel modo seguente: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, nonché con la vigente disciplina in materia di aiuti di Stato, di rafforzare ulteriormente la misura della decontribuzione prevista dalle disposizioni di cui in premessa”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/14 Laus, n. 9/1933/15 Gribaudo, n. 9/1933/16 Gianassi, n. 9/1933/17 Sarracino, n. 9/1933/18 Di Biase, n. 9/1933/19 Peluffo e n. 9/1933/20 De Luca il parere è contrario.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/21 De Bertoldi e n. 9/1933/23 Testa il parere è favorevole.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/24 Congedo il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: dopo le parole “e i vincoli di bilancio”, inserire le seguenti parole “nonché con la vigente disciplina in materia di aiuti di Stato”; e dopo le parole “quaranta anni”, inserire la seguente parola “prioritariamente”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/25 Provenzano, n. 9/1933/26 Zanella, n. 9/1933/27 Grimaldi e n. 9/1933/28 Mari il parere è contrario.
    L'ordine del giorno n. 9/1933/29 Piccolotti è accolto come raccomandazione.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/30 Borrelli, n. 9/1933/31 Bonelli, n. 9/1933/32 Zaratti, n. 9/1933/33 Ghirra e n. 9/1933/34 Vaccari il parere è contrario.
    Gli ordini del giorno n. 9/1933/35 Casu e n. 9/1933/36 Francesco Silvestri sono accolti come raccomandazione.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/37 Castiglione, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto di quanto previsto dall'Accordo di partenariato 2021-2027, dai singoli programmi, nonché dall'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge in esame, di assumere le iniziative di competenza al fine di promuovere, nell'ambito delle azioni e dei programmi afferenti all'energia, anche gli interventi relativi alla riqualificazione ed efficientamento energetico delle infrastrutture scolastiche”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/38 D'Attis, parere favorevole, previa riformulazione dell'impegno nei seguenti termini: “a valutare l'opportunità, nel rispetto di quanto previsto dall'Accordo di partenariato 2021-2027, dai singoli programmi, nonché dall'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge in esame, di assumere le iniziative di competenza al fine di promuovere, nell'ambito delle azioni e dei programmi afferenti alle infrastrutture per il rischio idrogeologico, anche gli interventi relativi alla messa in sicurezza della rete viaria connessa al rischio idrogeologico”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/39 Battilocchio, parere favorevole, previa riformulazione dell'impegno nei seguenti termini: “ad adottare gli adempimenti necessari alla piena attuazione degli interventi di rigenerazione urbana ammissibili al finanziamento, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente”.
    L'ordine del giorno n. 9/1933/40 Iacono è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/41 Ciani, parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/42 Toni Ricciardi, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di proseguire, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, negli interventi volti ad assicurare il necessario supporto amministrativo alle azioni connesse al PNRR per tutta la durata del Piano medesimo”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/43 Andrea Rossi, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, di assumere ulteriori iniziative finalizzate a promuovere la pratica sportiva anche da parte degli appartenenti alle famiglie in difficoltà economica residenti nelle regioni con un maggiore tasso di dispersione scolastica”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/44 Ferrari, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto di quanto previsto dall'Accordo di partenariato 2021-2027, dai singoli programmi, nonché dall'articolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge in esame, di assumere le iniziative di competenza al fine di promuovere, nell'ambito delle azioni e dei programmi afferenti all'energia, anche gli interventi relativi alla riqualificazione ed efficientamento energetico delle infrastrutture scolastiche”.
    Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1933/45 De Maria, n. 9/1933/46 Marino, n. 9/1933/47 Scarpa, n. 9/1933/48 Madia, n. 9/1933/49 Malavasi, n. 9/1933/50 Mauri, n. 9/1933/51 Gnassi, n. 9/1933/52 Fornaro, n. 9/1933/53 Guerra, n. 9/1933/54 Girelli, n. 9/1933/55 Roggiani, n. 9/1933/56 Graziano, n. 9/1933/57 Cuperlo, n. 9/1933/58 Bakkali, n. 9/1933/59 Curti, n. 9/1933/60 Quartapelle Procopio, n. 9/1933/61 Amendola, n. 9/1933/62 D'Alfonso, n. 9/1933/63 Stumpo, n. 9/1933/64 Furfaro e n. 9/1933/65 Morassut.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/66 Di Sanzo, parere favorevole, previa espunzione delle ultime due premesse e riformulazione dell'impegno nei seguenti termini: “a valutare l'opportunità di definire, all'esito di specifici confronti di tipo tecnico ed istituzionali, le istruzioni relative all'incontro tra domanda e offerta sulla piattaforma in oggetto, nonché delle modalità di gestione dei dati”.
    Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1933/67 Mancini, n. 9/1933/68 De Micheli, n. 9/1933/69 Evi, n. 9/1933/70 Forattini, n. 9/1933/71 Boldrini, n. 9/1933/72 Lai, n. 9/1933/73 Tabacci, n. 9/1933/74 Merola, n. 9/1933/75 Care' e n. 9/1933/76 Porta. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/77 Ghio, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: inserire, dopo le parole: “volte a integrare”, le seguenti: “compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/78 Barabotti, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/79 De Monte, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: sostituire le parole: “ad istituire nel prossimo provvedimento utile”, con le seguenti: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, di istituire”. Il parere è contrario sugli ordini del giorno n. 9/1933/80 Gadda, n. 9/1933/81 Gruppioni, n. 9/1933/82 Soumahoro e n. 9/1933/83 Dell'Olio.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/84 Carotenuto, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “valutare l'opportunità di porre in essere ogni iniziativa utile volta a garantire la tutela della continuità del reddito e a monitorare l'attuazione della modifica normativa della disciplina ISCRO di cui all'articolo 17-bis citato, sì da garantire che dalla stessa non derivino effetti restrittivi o limitativi del riconoscimento dell'indennità stessa”.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/85 Aiello, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, anche al fine di valutare l'opportunità di porre in essere ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a consentire l'attivazione della cabina di regia, di cui all'articolo 27 citato, da parte delle organizzazioni sindacali, oltre che dei datori di lavoro, con organico complessivamente pari o superiore a 200 lavoratori, che abbiano in corso trattamenti di integrazione salariale da almeno 12 mesi, senza soluzione di continuità”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/86 Ilaria Fontana, n. 9/1933/87 Alifano, n. 9/1933/88 Baldino, n. 9/1933/89 Fenu, n. 9/1933/90 Torto, n. 9/1933/91 Auriemma, n. 9/1933/92 Alfonso Colucci e n. 9/1933/93 Tucci, il parere è contrario.
    Sull'ordine del giorno n. 9/1933/94 Caso, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di proseguire, compatibilmente con il quadro di finanza pubblica e i vincoli di bilancio, negli interventi volti ad assicurare il necessario supporto amministrativo alle azioni connesse al PNRR, per tutta la durata del piano medesimo”.
    Sugli ordini del giorno n. 9/1933/95 Scutellà, n. 9/1933/96 Morfino, n. 9/1933/97 Penza, n. 9/1933/98 Scerra, n. 9/1933/99 Carmina e n. 9/1933/100 Iaria il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/101 Barzotti, il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di porre in essere ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, al fine di implementare il mercato del lavoro e di favorire l'occupazione di giovani, donne e persone fragili”. Sull'ordine del giorno n. 9/1933/102 Bruno, il parere è contrario.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Secondo quanto convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 25 giugno scorso, interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella giornata di domani, mercoledì 3 luglio, con la votazione degli ordini del giorno.

  • In morte dell'onorevole Paolo Antonio Mario Agostinacchio.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Paolo Antonio Mario Agostinacchio, già membro della Camera dei deputati nella IX, XI e XII legislatura.

    La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

  • Interventi di fine seduta.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

    Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna: non è presente, si intende che abbia rinunciato.
    Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefano Candiani. Ne ha facoltà.

    STEFANO CANDIANI

    STEFANO CANDIANI (LEGA). La ringrazio, Presidente. L'intervento è finalizzato a portare all'attenzione dell'Aula e a richiamare l'attenzione del Governo in merito ai gravi fatti accaduti con il maltempo nelle regioni del Nord il 29 del mese di giugno. Segnatamente, ho potuto seguire direttamente i fatti accaduti a Macugnaga, un comune dell'alta Val d'Ossola, nella Valle Anzasca, nel Verbano-Cusio-Ossola, dove il torrente rio Tambach ha esondato, attraversando sostanzialmente il paese e devastandolo. Situazioni difficili, situazioni che si sono, come dicevo poc'anzi, verificate anche in altre realtà e che impongono, come è giusto che sia in questa condizione, la massima attenzione delle istituzioni.

    Bisogna lodare l'intervento della Protezione civile e delle stesse autorità comunali, che si sono attivate subito, ripristinando, entro le 24 ore, i servizi essenziali: luce, acqua, gas, collegamenti. La situazione, però, è molto grave. C'è una situazione legata alla necessità, che andrà ovviamente valutata nella sua dimensione, di ripristino dei luoghi, occorreranno ingenti investimenti a cui i comuni interessati, e il comune di Macugnaga in particolare, non possono da soli sopportare. Occorreranno anche interventi nella misura di riuscire a sostenere queste comunità di montagna, soprattutto una comunità importante come Macugnaga, che vede completamente stravolta e chiusa la stagione estiva che era alle porte, che stava iniziando e che avrebbe dato il suo apporto di turisti a una realtà che vive sul turismo.
    Presidente, chiedo, quindi, al Governo, al Ministro Musumeci, che ha la delega per la Protezione civile, ma anche agli altri Ministri del Governo interessati, al Ministro Giorgetti per l'economia, alla Ministra Santanchè per quanto riguarda l'azione turistica, e a tutto l'apparato dello Stato di interessarsi e di dare solidarietà alla comunità di Macugnaga, non una solidarietà formale, ma sostanziale, che certamente ha bisogno anche di una presa di coscienza.
    Quindi utile sarebbe una buona visita in loco per capire bene la drammatica dimensione di questi fatti e lo sforzo già sopportato nelle prime ore dalla comunità di Macugnaga, a cui vanno tutta l'attenzione e tutta la nostra solidarietà.

    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Ovviamente condivise. Grazie, onorevole Candiani.

  • Ordine del giorno della prossima seduta.
    PRESIDENTE (MULE' Giorgio)

    PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

    Mercoledì 3 luglio 2024 - Ore 9,30
    (ore 9,30 e ore 16,15)
    Seguito della discussione del disegno di legge (per la fase della votazione degli ordini del giorno):
    S. 1133 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 maggio 2024, n. 60, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione (Approvato dal Senato). (C. 1933)
    Relatore: MASCARETTI.
    (ore 15)
    Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

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